Premesso che nulla di virtuale potrà mai sostituire l’incontro fisico col medico, la nuova dimensione che sta aprendo la sanità digitale, tra i molti comparti accelerati dal Coronavirus, è tutt’altro scientificamente approssimativa o economicamente svantaggiosa per una consistente fetta di cittadini. Soprattutto rappresenta un’opzione ulteriore, uno strumento integrativo e non sostitutivo della medicina “dal vivo”.
La salute online: pro e contro
Sono un’infinità i disturbi o i sintomi lievi, dall’età pediatria a quella geriatria, che possono ricevere una prima diagnosi da remoto da parte di specialisti e degli stessi medici curanti, che quasi nessuno ha mai visto a casa propria.
La videochiamata che abbiamo imparato a fare su ogni dispositivo con vari software è una soluzione a malesseri, indisposizioni e disagi di vario tipo – dermatologico, ortopedico, intestinale, psicologico – superabili con la semplice prescrizione di farmaci o che, almeno all’inizio, possono non richiedere necessariamente la presenza fisica del paziente.
Già oggi sono spesso sbrigati solo telefonicamente dai medici di famiglia, impediti dagli appuntamenti in studio con le centinaia di contribuenti che hanno in carico a girare la città in auto per andare a trovarne altri a domicilio. Webcam e telecamere di tablet e pc consentono all’occhio clinico di rendersi conto subito delle condizioni generali dell’assistito. Che da parte sua può misurare e comunicare in autonomia alcuni parametri grazie a numerose app, gratuite e a pagamento, che monitorano 24h febbre, pressione arteriosa, respiro e stress.
Altre tracciano il sonno, come SleepCircle; o sfruttano la camera dello smartphone per controllare pelle e nei, come SkinVision. Non si tratta di stimolare l’autodiagnosi o il fai da te ma di collaborare con le strutture sanitarie per costruire una sanità partecipativa, personalizzata e consapevole.
Alcuni esempi italiani ed europei
Sarà perche abbattono tempi d’attesa e spostamenti, in Rete fioccano pure i marketplace su cui prenotare e pagare visite online: dei vari Dottori.it, iDoctors e PagineMediche, solo MioDottore ha registrato negli ultimi tre mesi circa 25mila prenotazioni di video consulenze, cui si può accedere anche tramite Ssn.
Il sistema è intuitivo, con l’ufficio informazioni incarnato dall’operatore in chat, ed è lo stesso che vale per le prenotazioni online delle visite classiche: giorno e ora vengono inviati come promemoria sulla mail, con un link su cui cliccare per entrare al momento stabilito nell’ambulatorio virtuale.
Tra le varie piattaforme a costo zero Care Connect, sviluppata dalla svedese KRY, ha fissato oltre un milione e mezzo di video consulti nei 5 paesi europei dov’è disponibile, tra cui il nostro: segno che altrove la telemedicina è entrata da tempo negli appartamenti dei cittadini. L’utente può fornire anticipatamente dati su stato di salute, terapie in corso, malattie attive o pregresse, allergie e caricare file: condividendo analisi, cartelle e referti chi se lo può permettere può chiedere nella stessa modalità un secondo parere a un altro professionista, magari all’estero. Certo per invogliare più persone ad adottare questo approccio sarebbe opportuno ridurre, almeno in questa fase, il costo delle prestazioni telematiche rispetto alle tradizionali.
Alleggerire gli accessi dunque, delegando a internet problemi risolvibili con la telemedicina: dal minor affollamento di cliniche e reparti ne discende la possibilità per malati invece cronici e gravi – affetti da diabete, sclerosi o patologie oncologiche, cardiovascolari, respiratorie – di trovare spazi per continuare ad essere curati e ricoverati nel caso di nuove ondate di virus, senza che esami e accertamenti debbano interrompersi di nuovo.
La tecnologia “a distanza” è diretta anche a loro, affinché restino in contatto anche visivo con i loro medici durante le pandemie, e a quanti risultino positivi ai virus, che siano in quarantena domiciliare o degenti in una rsa. È stata sperimentata all’interno degli stessi ospedali durante l’allarme Covid, come a Rimini con i dottori-robot col monitor al posto del viso. L’Istituto italiano di tecnologia ha sviluppato con l’Università di Pisa degli automi dotati di intelligenza artificiale, che mediante algoritmi si muovono e calcolano la temperatura corporea di più individui insieme. L’ingegneria robotica consente anche “interventi a distanza” su vari organi, meno invasivi della chirurgia classica: non è folle prevedere che, unita al digitale, un domani arricchirà le funzionalità applicabili all’interfaccia medico-paziente durante le televisite.
Come raggiungere questo risultato
Il primo step, condiviso dalla comunità scientifica, sarebbe unificare intanto le diverse piattaforme telematiche delle singole realtà, uniformare lo schema di svolgimento della prestazione online dall’anamnesi alla dimissione del caso – in un unico modello operativo di home care, che risponda a una regia nazionale. Qui entra in gioco lo Stato, con le risorse e i tempi burocratici che sappiamo.
La politica non deve perdere ancora terreno sulle sanità integrative e sostitutive: un business miliardario insopprimibile fin quando non cambierà l’ingranaggio di convenzioni, rimborsi e assicurazioni private innescato dal impoverimento del pubblico. Tra le questioni più spinose, la riprogettazione del fascicolo sanitario elettronico e la protezione dei dati sensibili: è fondamentale la registrazione e la tracciabilità delle attività effettuate, rendicontazione amministrativa inclusa, per conquistare la fiducia dei pazienti e sconfiggere la diffidenza che accompagna non solo gli anziani nell’esporsi sul web per ogni pratica che riguardi salute e denaro. Se ognuno avesse un profilo sanitario digitale, aggiornato, archiviato, dalla privacy rigorosa, forse non ci sarebbe bisogno di scaricare sul telefonino app come Immuni.