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Tenetevi le mimose, dateci più STEM ; #8marzo

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Tenetevi le mimose ho visto scritto una sera di ottobre su un muro nella parte vecchia di Pescara. Marzo era lontano, ma il messaggio arrivava lo stesso. Non starò a soffermarmi sul dibattito che ogni anno si alza sulla necessità o meno di festeggiare l’8 marzo: do per scontato che “le donne si devono rispettare sempre e non un solo giorno”, eccetera, eccetera. Piuttosto vorrei chiarire cosa vogliamo, al posto delle mimose, e perché, nel 2016, a un passo dall’avere il primo presidente degli Stati Uniti donna, siamo ancora qui a parlarne. “Fatti, non parole” è la frase che ripetono in continuazione le Suffregette nell’omonimo film uscito in questi giorni nelle sale cinematografiche. Ambientato nel 1912, ma attualissimo. L’Italia quest’anno festeggia 70 anni dal primo voto delle donne, ma ci sono molti paesi in cui questo diritto è arrivato solo recentemente (in Svizzera nel 1973, in Arabia Saudita solo nel 2015).

Ecco cosa vogliamo, quindi, ancora oggi: i fatti.

Partiamo dai numeri

Secondo il Global Gender Gap Report, l’indice stilato dal World Economic Forum per misurare l’uguaglianza tra uomini e donne, l’Italia si posiziona agli ultimi posti tra gli stati europei, sorpassata a livello globale anche da Argentina, Ecuador, Cuba, Bolivia e Sud Africa.Il divario salariale di genere non è un’opinione: nell’Unione europea le donne, a parità di ruolo, in media guadagnano circa il 16% in meno degli uomini. Il tuo collega di scrivania ha 200 euro in più sullo stipendio, e ormai sembra quasi una cosa normale.Oltre a guadagnare di meno, ci sono settori in cui le donne sono pochissime. Sono gli ambiti scientifici e tecnologici, cioè quelli che oggi dominano l’economia.

In Europa solo 9 sviluppatori su 100 sono donne, mentre le manager nelle tecnologie digitali e le imprenditrici sono il 19% (rispetto al 45% di altri settori). Questi numeri sono l’effetto di una società che ha sempre considerato le materie scientifiche “da maschi”.

Alle bambine è consentito riuscire in italiano, ma nessuno si aspetta che siano brave anche in algebra: peccato che questa sia solo una costruzione sociale, che deve essere smantellata partendo dalla scuola, dalle bambine.

(Sempre più) dalla parte delle bambine

Il ministero dell’Istruzione ha promosso, a partire dall’8 marzo 2016, il “mese delle STEM”, ovvero il mese dedicato alle materie scientifiche (l’acronimo sta per Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica). Le scuole sono invitate a promuovere progetti per avvicinare bambine e ragazze a questi settori.

Un modo è proporre loro modelli positivi, come Samantha Cristoforetti. I primi di marzo è stato distribuito nelle sale il documentario che raccoglie i tre anni di preparazione della missione “Futura” dell’Agenzia spaziale italiana.Come ho scritto QUI, il film sarà fortunatamente proiettato nelle scuole, perché offre un modello di successo estremamente positivo. Cristoforetti è un pilota militare che parla 5 lingue e che a 39 anni è diventata la donna italiana (ed europea) che ha trascorso più tempo nello spazio. Le donne nella scienza non sono tante, ma ci sono. Si è parlato tanto della recente rilevazione delle onde gravitazionali: nel gruppo di scienziati che ha partecipato allo scoperta ci sono anche tre giovani donne, Claudia Lazzaro, Maria Concetta Tringali e Livia Conti, senza dimenticare che è donna anche la direttrice del CERN di Ginevra, Fabiola Gianotti. La ragazze dovrebbero conoscerle, sono l’esempio che la fisica e la matematica non sono cose da uomini. Questi sono fatti, sono modelli, sono quello di cui le ragazze hanno bisogno.Stessa cosa per il digitale: le donne in questo settore non saranno numerose come gli uomini, ma ci sono, anche se ai convegni dove si parla di futuro, tecnologia e innovazione sono invitati a parlare quasi sempre solo uomini (tempo fa avevamo lanciato QUI una “lista” di esempi femminili a cui si poteva guardare).

Dal diritto di voto al coding

Un’altra iniziativa per il “mese” delle donne, è partita il 6 marzo: un tour nelle scuole italiane del film “Suffragette” promosso da Lorella Zanardo, co-autrice del documentario “Il corpo delle donne”, per il settantesimo anniversario della conquista del diritto di voto alle donne.Ha ancora senso, a distanza di tanti anni, ricordare nelle scuole il periodo in cui le donne non votavano? Sì, perché se le suffragette si battevano “affinché ogni bambina possa avere gli stessi diritti dei fratelli”, come dice Emmeline Pankhurst (alias Meryl Streep nel film), oggi la battaglia non è finita. Se le bambine potrebbero considerare scontato (e non lo è) il diritto di voto, forse per loro non è scontato sapere che nella vita potrebbero fare l’astronauta o il programmatore di computer.

Bisogna ricordarglielo, ogni giorno, in un lavoro certosino di smantellamento degli stereotipi e di potenziamento della consapevolezza delle nostre bambine. Bisogna insegnar loro a rifiutare gli stereotipi e i modelli imposti ed ereditati, a rifiutare le case di bambola e a ricercare, pretendere, l’uguaglianza non solo di forma ma di sostanza (a che serve pretendere la coniugazione dei mestieri “maschili” con desinenze femminili? A che serve chiamarsi ministra, ingegnera, e altri neologismi lessicali, se poi di fatto esiste il divario di genere in queste professioni?), insomma a guardare ai “fatti, non alle parole”.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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Scritto da chef

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