Fino al 27 febbraio, al Palazzo delle Esposizioni, “La città degli Dei”, presenta al grande pubblico un progetto espositivo dedicato alla civiltà precolombiana di Teotihuacan, attraverso un viaggio a ritroso nella città – capitale di un impero che occupava il territorio del Messico e gran parte dell’America centrale. Una società fra le più evolute, i cui misteri ed enigmi restano tuttora irrisolti ma che continua ad affascinare attraverso le testimonianze di trecento e più capolavori fra sculture monumentali, rilievi in onice, pitture murali.
Richiami antropomorfi e mitologici, antichi rituali rivolti alla terra e al cielo, creatività nell’arte e nell’ornamento, capacità espressive non comuni, sapienza e abilità di uno strano e magnifico popolo che continua a essere esaminato e interpretato da archeologi e antropologi di tutto il mondo.
Molto prima che la civiltà europea toccasse il suolo americano, la superiorità assoluta di Teotihuacan era profusa fra altre culture ed etnie, fino a raggiungere gli echi del grande nord.
Eppure di Teotihuacan e del suo impero si sa ben poco: certa è l’origine, che si aggira intorno al II secolo d. C. con la popolazione che raggiunse le duecentomila unità, estendendo il proprio dominio su gran parte del territorio messicano. Una popolazione che eccelse in ogni genere d’arte, nella grandiosità politica e nella pienezza economica (perfino nell’importazione di materiali litici), al culmine dello splendore nel periodo compreso tra il 150 e il 450 d.C.
A correlare la grande mostra in corso a Roma, una serie d’incontri settimanali con esperti internazionali arrivati dal Messico, per illustrare le ricerche “sul campo” e con studiosi italiani di culture indigene americane, a rivelare i segreti di una civiltà ritenuta fra le più sorprendenti dell’intero genere umano.
Fra culti e sacrifici, usi e costumi, vita quotidiana, società e politica, durante l’incontro con Miguel Báez, archeologo del National Institute of Anthropology and History (INAH), si è appreso come chi fosse a capo della città resta tuttora un fatto incomprensibile: non sono state rinvenute tombe, né palazzi regali, non si conoscono volti o nomi di capi o esponenti politici di punta; tra le ipotesi più interessanti, quella legata a un governo collegiale d’alti funzionari, fenomeno a dir poco singolare in una società da molti immaginata come “arcaica”.