Nelle ultime settimane abbiamo assistito alla manipolazione delle tecnologia moderna da parte dell’ISIS e dei suoi nemici. Le notizie arrivano a raffica sui social media ed è difficile verificarle, nel dubbio i media tradizionali le pubblicano. La corsa senza fine ed a perdifiato dell’informazione costante, le 24 hours news, produce notizie, immagini e video sempre più cruenti. Il lato oscuro della globalizzazione e della vita virtuale sembra prendere il sopravvento.
Tra i problemi più sentiti c’è quello della censura, come impedire che Internet ed i social media diventino strumenti di propaganda del terrorismo? La scorsa settimana il tentativo di bloccare la diffusione del video dell’esecuzione del pilota giordano, bruciato vivo in una gabbia di ferro, come un animale, non ha funzionato.
Fox news lo ha diffuso, una mossa che ha prodotto un’impennata di presenze sul suo sito. Basta questo esempio per dimostrare che la vita virtuale, come quella vera, appartiene a noi e non ai governi, né tantomeno al sistema di informazione, non è possibile censurarla.
Spetta a noi decidere cosa leggere e cosa vedere. Come spetta a noi formulare le nostre opinioni.
Un ruolo che chi vive nelle nazioni libere e democratiche ha sempre avuto ma che solo adesso si è manifestato concretamente, solo adesso, con l’avvento della vita virtuale, ci appare come una scelta personale e quotidiana.
Ai tempi della guerra fredda la propaganda imperversava sui giornali, sulle radio, in televisione ed anche tra le persone. Gli schieramenti politici pro o contro l’occidente, pro o contro il blocco sovietico la usavano per giustificare le loro battaglie.
Radio Free Europe, ad esempio, era un’emittente radiofonica che lanciava messaggi democratici nel blocco sovietico. Ma non era così facile accedere a queste informazioni, non esistevano gli smartphone, non esisteva l’internet né i social media. Chi voleva ascoltarli doveva fare un grosso sforzo e spesso rischiare rappresaglie.
Credits: AFP Photo/Roslan Rahman
Oggi la situazione è diversa, qualsiasi tipo di informazione, soprattutto quella più cruenta, come i messaggi di terrore dello Stato Islamico, sono a portata di mano. Lo sforzo non è quello di cercare le informazioni ma di scegliere a quali accedere. Una situazione nuova, insomma, che la moderna tecnologia ha creato e nella quale noi tutti, dai giovani ai meno giovani, ci troviamo a disagio perché’ non sappiamo bene come gestirla.
Improvvisamente siamo diventati noi gli editor delle notizie.
L’idea di autocensurarci ci ripugna, ma non si tratta di comportarsi come le tre scimmiette, chiudere le orecchie, gli occhi e la bocca, al contrario lo sforzo da fare è quello di crescere, imparare a convivere con una rivoluzione tecnologica che richiede una maturità che ci renderà migliori, meno condizionati dalle notizie o dai messaggi dei politici.
Una maturità sì ancora tutta da conquistare e che rappresenta un salto in avanti nella nostra condizione sociale di cittadini.
Patty Smith nel discorso illuminante sulla vita contemporanea parla di adolescenza della vita virtuale, un periodo di assestamento sociale per tutti noi durante il quale gli ‘ormoni’ sprigionati dalla moderna tecnologia ci fanno sentire un momento euforici e quello dopo depressi. Gli stimoli sono tanti nel bene e nel male. La tecnologia ha aperto nuovi orizzonti che si estendono a perdifiato davanti a noi e questo è un bene ma allo stesso tempo è anche una sfida costante. Il suo consiglio è di buttarsi con entusiasmo in questa avventura che rende il presente ancora più straordinario di quanto pensiamo.
LORETTA NAPOLEONI