In questi giorni negli Stati Uniti sta impazzando il dibattito sul futuro di Twitter dopo il crollo Borsa. Tutto è scaturito dai risultati dell’ultima trimestrale, la seconda dopo l’ingresso in Borsa del 7 novembre 2013, e dalle vendite di azioni registrate al termine del periodo di divieto (lock-up). Meno 8,6% dopo i primo evento e meno 17,8% dopo il secondo. Molte le reazioni tra cui spicca quella del prestigioso The Atlantic, che ha pubblicato “A eulogy for Twitter” sottolineando i segnali di preoccupazione emergenti dai documenti della trimestrale.
La piattaforma di pubblicazione che ci ha portati nell’era dell’Internet mobile sta recedendo.La sua influenza sul modo di pubblicare contenuti rimarrà, ma il suo posto nella cultura della rete sta cambiando irreversibilmente e riecheggia i periodi di AIM o del blogging pre-2005
Vediamo di capirci qualcosa analizzando singolarmente le tre metriche di successo della piattaforma.
Monthly Active UsersIl numero degli utenti attivi mensili, in gergo MAU, (coloro che accedono al servizio anche senza scrivere, almeno una volta al mese) è di 255 milioni (198 milioni dei quali da dispositivo mobile). In crescita, anno su anno, del 25% in valore assoluto, ma in decrescita se si considerano gli scostamenti percentuali da un trimestre all’altro, come dimostra l’analisi di Business Insider. Insomma il ritmo è rallentato e questo non è un buon auspicio, soprattutto se si considerano gli enormi sforzi fatti per coinvolgere le star del cinema, dello sport e della tv.
EngagementPer misurare la capacità di coinvolgimento (engagement) della piattaforma, Twitter usa la metrica detta “Monthly Timeline Views”. Nel primo trimestre del 2014 sono state 157 miliardi le visualizzazioni della timeline (le volte che gli utenti aggiornano il flusso di notizie per vedere le novità).
Pur crescendo in valore assoluto del 15% rispetto allo stesso periodo del 2013, la crescita percentuale trimestre dopo trimestre non è entusiasmante.lnoltre lo scenario si fa più fosco se si rapportano quelle stesse visualizzazioni con il numero di utenti attivi. In questo modo emerge un calo dell’8% anno su anno a livello globale. In parole semplici gli utenti interagiscono sempre meno con i contenuti. E questo non è un bel segnale per le aziende, possibili inserzionisti, che investono il proprio tempo e denaro su Twitter.
RevenuesNonostante questi aspetti negativi i ricavi dell’azienda guidata da Dick Costolo sono cresciuti del 119% anno su anno, arrivando a toccare i 250 milioni di dollari. Di questi solo 24 milioni derivano dalla licenza d’uso dei dati a terze parti, mentre il resto proviene dalla pubblicità.
Ogni mille visualizzazioni della timeline, il social medium incassa 1,44 dollari. Ma bisogna considerare che anche le perdite del trimestre sono aumentate fino a raggiungere i 132 milioni di dollari (pesano i costi per l’espansione internazionale).
Dunque Twitter sta morendo o si sta solo trasformando?
Secondo me è ancora presto per dichiararne la morte.
Certo, il suo futuro si baserà sulla capacità di incrementare l’engagement della sua base di utenti, non necessariamente il numero assoluto, e divenire profittevole.Il primo obiettivo è stato appena indirizzato attraverso un corposo redesign dell’interfaccia utente. Tre colonne responsive per adattarsi ai monitor di varie dimensioni, uno spazio maggiore per le foto, la possibilità di evidenziare un certo tweet. Un passo in avanti per rendere l’ambiente più “familiare”, ma molto resta da fare per consentire l’emersione di contenuti interessanti, che ora transitano troppo velocemente.
Per raggiungere il secondo obiettivo Twitter dovrà convincere le aziende che la sua pubblicità funziona. Molti sforzi sono stati fatti per incrementare i prodotti di advertising (ai promoted account, tweets e trends si è aggiunto Amplify pensato per arricchire l’esperienza televisiva) e migliorare il sistema di targeting (ora comprende anche la possibilità di selezionare il target in base alla lingua). Ma gli effetti di maggiore impatto riguarderanno l’integrazione con MoPub, acquisito lo scorso anno per 350 milioni di dollari. In pratica gli investitori potranno creare un tweet sponsorizzato e raggiungere non solo gli utenti di Twitter ma anche un miliardo di utenti che usano le app di iOS e Android. Insomma se gli utenti diretti non cresceranno, si potranno monetizzare quelli indiretti, avranno pensato i dirigenti. Ma gli azionisti hanno puntato su un social medium, non su un network di advertising, quindi, per sopravvivere, gli obiettivi dovranno essere entrambi raggiunti.