Tutto quello che manca alla scuola digitale in Italia, con 3 eccezioni

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Back to school! Dopo le vacanze estive, consueto, puntuale e annuale appuntamento con la scuola, dove ricominciano le attività didattiche con un calendario che varia di regione in regione. C’è chi comincia prima (già dal 5 settembre) e chi dopo. Entro il 17 settembre, comunque, tutti gli studenti italiani saranno seduti al proprio posto.

Prima novità che cala dall’alto: la scuola italiana è chiamata a dematerializzare alcune procedure a partire dalla spending review. Meno carta, più documenti elettronici, più procedure da gestire online. Da settembre 2012, per risparmiare e salvare qualche albero, iscrizioni, pagelle, comunicazioni con alunni e famiglie, registri, tutto passa online. A decorrere dall’anno scolastico 2012-2013 sono previste in modalità online e in formato elettronico le iscrizioni, la pagella degli alunni (che avrà la stessa validità legale del documento cartaceo e sarà resa disponibile sul Web o tramite posta elettronica o altra modalità digitale), i registri e le comunicazioni agli alunni e alle famiglie (Articolo 7 decreto legge 95/2012 commi 27-32).

Tutto molto bello, a parole. Ma come verranno attuate nelle singole scuole tutte queste nuove disposizioni? Assodato che gli istituti scolastici Italiani non possiedono un grado di digitalizzazione e competenza nella gestione delle procedure online in comune su tutto il territorio. Tenendo comunque presente che, almeno negli uffici di segreteria, la gestione di diverse operazioni avviene già online, da qualche anno, i documenti elettronici si sono rivelati una bella sfida culturale, innanzi tutto, per il mondo della scuola.

Per le pagelle online credo non ci saranno troppi problemi, la registrazione digitale dei voti è già abbastanza diffusa, da tempo. Per i registri digitali le scuole non sono sicuramente pronte, per non parlare dei docenti. Lo leggo su blog e gruppi Facebook in cui migliaia di docenti italiani, oramai avvezzi alla comunicazione e collaborazione online anche attraverso i social media, si confrontano quotidianamente.

Non siamo pronti. Almeno, non tutti. Come si farà per il registro online? Con quale device? Pc, portatile, tablet? Sarà disponibile almeno un device a classe per effettuare queste operazioni? La connessione Internet? Non diamo per scontato il WiFi negli istituti, perché non è detto che ci sia. Ogni docente deve provvedere autonomamente? Verremo formati o dovremo sempre affidarci alla buona volontà del singolo che “se la cava” un po’ di più con computer e Internet?

Il registro di classe fino a ieri si trovava sulla cattedra a disposizione di tutti: ogni docente sa dove annotare, come annotare, quando annotare.

Il registro del docente si trovava nel suo cassetto pronto ad essere aggiornato e appuntato a discrezione (e responsabilità) del singolo.

La trasmissione quotidiana delle assenze, in molti istituti, viene già effettuata da un ATA/prof/tecnico che passa per le classi e annota assenze e ritardi su un palmare/tablet che in automatico aggiorna l’applicativo centrale, così da attivare il sistema che permette l’invio quotidiano in tempo reale di SMS di avviso alle famiglie.

Sul versante famiglie, per quelle che non possiedono gli strumenti adeguati (per ragioni di tipo economico, sociale, tecnico, ecc.) potrebbe essere un problema consultare i voti del figlio online. Ogni scuola potrebbe/dovrebbe mettere a disposizione delle famiglie e dell’utenza una postazione per la consultazione gratuita dei voti e delle pagelle, l’accesso ai propri dati garantito da password personale o pin/smartcard. Nulla di tecnologicamente difficile, in ogni caso. Tutto fattibile. Direttive dal MIUR al momento in cui scrivo, però, non ce ne sono. I collegi docenti, che dal primo settembre sono tornati a lavorare in ogni scuola, non sanno bene cosa fare.

C’è un portale Scuola Mia che dovrebbe essere dedicato proprio alla comunicazione scuola-famiglia, anzi al progetto “Servizi scuola-famiglia via Web”. È il canale ufficiale che utilizzeranno tutti gli istituti? Da quando? Tra l’altro non è una scelta obbligatoria, e non tutti gli istituti si sono registrati per utilizzarlo. C’è il sistema Scuola in chiaro e, anche qui, non tutti gli istituti lo utilizzano o hanno caricato dati e informazioni in modo completo. Riguardo i registri online, quindi, è previsto un obbligo di uso che però non esclude l’impiego del registro cartaceo. Servirebbero ai docenti, nell’ordine, software/applicativi da utilizzare e formazione in merito.

La scuola comincia il 17 settembre. Queste innovazioni, invece, quando?

“Sarà tutto online, sarà tutto dematerializzato” dice il MIUR, peccato che la realtà quotidiana sia diversa. Come è andata a finire con la questione di dare, progressivamente, la possibilità di adottare i libri di testo elettronici? C’era una circolare che specificava di adoperarsi per garantire massima compatibilità di fruizione con tutti i dispositivi hardware più diffusi (iPad, tablet, computer o lettori di ebook). Già, qual è la reale situazione, a settembre 2012, dei libri di testo utilizzabili nelle versioni online scaricabili da Internet o miste?

Di contro, dal basso, sul fronte tecnologie, innovazione e didattica, ecco alcune belle iniziative e progetti che partono da alcuni istituti, anche in rete di scuole. Il progetto CobiPad dell’Istituto Cobianchi di Verbania, ad esempio: studenti delle classi terze con iPad al posto dei libri di testo. Didattica con tablet al posto dei libri di testo già sperimentata con successo dal 2010 anche al Liceo Lussana di Bergamo. La rete di scuole che partecipa a Book in progress del Maiorana di Brindisi che fa produrre i libri di testo agli stessi docenti e poi li distribuisce. Sono forse i più noti, non sono gli unici, per fortuna!

Buon anno scolastico nuovo, allora, a studenti, docenti e dirigenti. Stare al passo con i tempi, le nuove competenze, gli strumenti a disposizione sarà sempre più complesso. La sfida culturale per il mondo della scuola è sempre più grande: sapremo affrontarla anche con l’aiuto delle tecnologie, di internet, e-book, LIM? Perché nel 2012 dire “non siamo pronti” non può essere più una scusa.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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