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Tutto sul Web Summit e 5 consigli alle startup per il prossimo

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La quantità di eventi dedicati alle startup sta proliferando (anche troppo). Ogni nazione ha il suo evento di riferimento e un po’ tutti provano a contendersi la leadership continentale. Ma il Web Summit, nato come evento locale a cui parteciparono quattro anni fa solo 400 persone, ha quest’anno consolidato la sua posizione in Europa come il più importante evento dedicato a startup, venture capital e cultura digitale.

C’erano 22.000 persone a Dublino questa settimana, centinaia di startup, 700 investitori, giornalisti di tutti i Paesi, le grandi tech companies americane e un sacco di visitatori da tutto il mondo. Europa e Stati Uniti in testa.

Tra i partecipanti gente come John Sculley, Drew Houston (Dropbox), Tony Fadell (Nest), Max Levenchin, Tim O’Reilly, Brendan Iribe (Oculus), Peter Thiel (Founders Fund), Eugene Kaspersky, solo per fare alcuni dei nomi tra le centinaia tra i fondatori, CEO, persone chiave e investitori di alcune delle migliori e più potenti aziende tecnologiche al mondo.

Alcune tra le persone più smart oggi in circolazione nel settore erano a Dublino. E per non farsi mancare nulla anche gente come il primo Ministro Irlandese Jeff Jampol e il mitico campione di skateboard Tony Hawk.

Nel 2011 Paddy Cosgrave, co-fondatore del Web Summit, ebbe la possibilità di sedere al tavolo di fianco a Bono in un ristorante di Dublino. Bono, che aveva sentito parlare dell’organizzazione da Danil Ek (fondatore di Spotify), accetta di partecipare e anche quest’anno è stato lui a chiudere l’evento.

Le startup sono organizzate nei diversi padiglioni su due direttrici: il mercato di riferimento (fintech, food, enterprise software, e-commerce, digital media, fabbricazione digitale, etc.) e la fase di sviluppo (alfa, beta, startup). Questo rende più semplice per gli investitori identificare rapidamente le aree di interesse e concentrare la propria attenzione solo su quelle (salvo ovviamente l’effetto serendipity).

Così come sono centinaia gli eventi, i talk, i panel, workshop su praticamente qualunque tematica rilevante oggi nel campo digitale. E come se non bastasse ci sono tutte le attività fuori Summit (tantissime), incluse quelle ludiche serali nei pub della città. L’impatto iniziale è quello di una gran confusione, gente da tutte le parti, eventi di tutti i tipi, centinaia di mini-banchetti in cui le startup possono presentare il proprio progetto a chiunque passa davanti, stand delle grandi aziende Internet con cui prendere contatti.

Non è un caso infatti che il Web Summit sia a Dublino, che dopo Berlino e Londra sta in questi anni emergendo come il terzo startup hub in Europa. In questi anni in città hanno messo le loro operations continentali non solo giganti come IBM (3.000 dipendenti a Dublino) Google (2.500), Oracle (900) già presenti da anni.

Ma anche Facebook (600) e Linkedin (600), Twitter (200), AirBNB (120), Indeed (100), Zynga (50) Dropbox (45). Negli ultimi anni si sono stabilite come base europea una cinquantina di aziende tecnologiche di grande successo come Etsy, Tripadvisor, Mondo DB, Qualtrics, Zendesk, Gilt, solo per citarne alcune.

Dublino sta diventando un luogo di attrazione per talenti interessati a lavorare nell’high-tech. Ed è piena zeppa di italiani.

Meno di dieci anni dallo scoppio della bolla sub-prime e quest’anno per la prima volta le prospettive dell’economia irlandese sono decisamente virate verso il positivo. E molte di queste aziende hanno aggressivi piani di assunzione nei prossimi anni.

Dublino è piccola: è inevitabile scontrarsi con altri visitatori al Web Summit o in un pub la sera, e la cosa sembra quasi essere un effetto ricercato dagli organizzatori proprio per scatenare l’effetto ‘serendipity’. Ci sono in parallelo decine di attività e per sfruttarne bene il potenziale del Web Summit occorre prepararsi prima bene, avendo chiaro cosa si vuole fare e chi si vuole incontrare. Anche perché, specie per una startup che ancora non ha i capitali per partire, venire al summit è un investimento accessibile (Dublino è relativamente poco costosa, inclusi i voli low cost), ma comunque impegnativo.

Occorre mettere in budget qualche migliaia euro di costi tra banchetto, trasferta e accomodation. Ma come organizzarsi per ottimizzare il risultato che si vuole ottenere dall’evento? Alcune startup hanno lamentato il costo non banale (ogni team member paga 500 euro al giorno per esporre con il proprio banchetto, quindi per le startup di 3 fondatori per quattro giorni si parla di un investimento di 6.000 euro). Oltre la confusione e la difficoltà di concludere qualcosa di concreto in loco (chiariamoci, il summit non è una fiera). Ecco però qualche consiglio per massimizzare le opportunità e far fruttare l’investimento:

Primo consiglio: obiettivi. Cosa volete ottenere dall’evento? Con chi volete parlare? Cosa vi aspettate? Abbiate chiari i vostri obiettivi e preparatevi prima di conseguenza. E’ possibile organizzarsi degli incontri semplicemente via mail. Siate sintetici e chiari nel richiedere un incontro e nell’esplicitare cosa volete, evitate di fare e far fare incontri inutili.

Secondo consiglio: informazione. Chi verrà all’evento? Chi sono gli investitori? Chi parla? Che aziende vengono? Quali volete conoscere e come fare a incrociarli? Ma soprattutto, per dirgli cosa? Web Summit pubblica con largo anticipo le liste di partecipanti e organizza decine di possibilità per trovarsi davanti ad un investitore. Usate Linkedin, Twitter per conoscere chi sono i vostri interlocutori, fate in modo di arrivare preparati e con le idee chiare di cosa volete.

Terzo consiglio: massa critica. Venite in più di un founder e cercate di infilare il massimo possibile nei quattro giorni dell’evento, dividendovi i compiti tra i fondatori, e condividendo le spese, ad esempio prendendo un appartamento economico anziché un costoso hotel.

Quarto consiglio: documentazione. Portatevi dietro un’ottima presentazione e un buon business plan. Siate pronti a snocciolare un pitch perfetto da 6 secondi e uno da 30 secondi. Portatevi dietro business cards e soprattutto una demo del prodotto da fare al banchetto.

Quinto consiglio: follow-up. Fate follow-up dopo l’evento! In bocca al lupo e buona caccia.

GIANLUCA DETTORI

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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