Il vertice di Gedda e la proposta di tregua
Recentemente, durante un importante vertice a Gedda, in Arabia Saudita, i rappresentanti dell’Ucraina hanno manifestato la loro disponibilità ad accettare una proposta di cessate il fuoco. Guidati da figure chiave come Andriy Yermak, Andrii Sybiha e Rustem Umerov, i delegati ucraini hanno espresso la volontà di una tregua immediata di 30 giorni, a condizione che anche la Russia si impegni in tal senso. Questa apertura è stata accolta con favore dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il quale ha sottolineato l’importanza della reciprocità nel raggiungimento di un accordo.
Le reazioni dal Cremlino e dagli Stati Uniti
Nonostante l’entusiasmo ucraino, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha invitato alla cautela, suggerendo di non affrettarsi nelle conclusioni.
Gli Stati Uniti, rappresentati dal segretario di Stato Marco Rubio e dal consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz, hanno annunciato la ripresa della condivisione di intelligence e assistenza militare a Kyiv, precedentemente sospesa. Questo sviluppo segna un cambiamento significativo nelle dinamiche del conflitto, con l’obiettivo di stabilire un dialogo costruttivo tra le parti.
Le condizioni per la tregua e il capitolo umanitario
Un aspetto cruciale della proposta di cessate il fuoco riguarda la clausola di reciprocità, che l’Ucraina considera imprescindibile. Dopo anni di accordi violati, i rappresentanti di Kyiv hanno insistito affinché questa condizione fosse formalizzata, rendendola un aut aut per Mosca. Inoltre, il capitolo umanitario è centrale nell’intesa, includendo non solo la tregua, ma anche lo scambio di prigionieri di guerra e il ritorno dei civili e dei bambini ucraini.
Zelensky ha chiarito che la tregua dovrebbe estendersi a tutti i fronti, terrestre, aereo e marittimo.
Prospettive future e le posizioni di Putin
Le delegazioni hanno concordato di nominare rapidamente i rispettivi team negoziali, con l’obiettivo di trasformare questi 30 giorni in un percorso verso una pace duratura. Tuttavia, il presidente russo Vladimir Putin ha sempre manifestato scetticismo riguardo a soluzioni temporanee, sottolineando che qualsiasi accordo deve avvenire alle condizioni russe. Le richieste territoriali della Russia, che includono il ritiro dell’Ucraina dalle regioni annesse, rimangono un ostacolo significativo. Attualmente, la Russia controlla circa il 20% del territorio ucraino, con una presenza quasi totale nella regione di Luhansk.