Ultime notizie dal wiki-mondo: il futuro è nostro

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Sono da sola, non ho un badge al collo e quando incontro qualcuno parla solo italiano: è il duro ritorno alla vita di tutti i giorni e per qualche tempo mi sconvolgerà, poi passa.

Da giovedì a domenica sono stata a Berlino alla Wikimedia Conference 2012, l’incontro mondiale tra i rappresentanti delle associazioni Wikimedia nazionali, membri del board e dipendenti di Wikimedia Foundation, e i componenti della commissione che approva le nuove adesioni. Più di cento persone da oltre quaranta paesi, delegati a coppie di due per raccontare cos’è successo nell’ultimo anno.

Il nome Wikimedia sotto cui ci siamo riuniti è il cappello che raccoglie tutte le persone che partecipano a Wikipedia e agli altri progetti wiki gestiti da Wikimedia Foundation. Quindi, sia gli utenti dei progetti, sia le persone che si interessano alla governance, alle questioni internazionali e anche quelle che lavorano nei “chapters“.

Ossia le associazioni nazionali che si occupano di promuovere i progetti e fungere da punto di contatto per questo complicato mondo.

Quelli appena trascorsi sono stati giorni incredibili in cui ho potuto vedere i progetti che fanno le altre associazioni nel mondo, confrontare idee e sorridere tra me e me.

Perché per quanto siano diverse le legislazioni, la cultura di una nazione e le persone, alcuni passi e alcuni progetti sono veramente comuni a tutti!

Nell’ultimo anno, e sicuramente per il prossimo, la maggior parte di noi si è occupata di GLAM (acronimo per “Galleries, Libraries, Archives, and Museums“) e Wiki Loves Monuments. Il primo comprende progetti di vario genere condotti insieme ad enti culturali tesi a migliorare le voci di Wikipedia che li riguardano o ad inserire materiale dalle loro collezioni.

Il secondo, invece, è un concorso fotografico internazionale che invita a fotografare i monumenti. L’anno scorso si è tenuto in 16 18 paesi europei e quest’anno in almeno 30.

Parecchia attenzione è stata posta da molti sulla collaborazione multilingue: l’inglese è una lingua franca de facto ma tende a escludere, o almeno ad isolare, chi non la parla correntemente. Per questo nel 2010 è nata Iberocoop, una struttura cooperativa che incorpora i paesi latini (nel senso più vasto del termine: penisola iberica, Italia e Sud America) che condividono una base linguistica e dei riferimenti culturali.

Un altro esempio arriva dalla Svizzera, dove l’associazione, pur avendo scelto come lingua ufficiale l’inglese, comunica e lavora al suo interno in quattro lingue. Questa attenzione alla comunicazione si riflette anche nella promozione di nuove edizioni di Wikipedia in lingue parlate da minoranze (come dagli indigeni nativi).

Nessuna fascia d’età è trascurata nelle attività: moltissima attenzione è posta alle collaborazioni con le scuole ed ultimamente anche ai progetti per la terza età. Per incentivare la partecipazione sono tanti i “writing contest” che vengono organizzati e per socializzare e scattare nuove foto ci sono le WikiExpedition (in Italia le chiamiamo WikiGite).

Tra gli aspetti non direttamente legati ai progetti, ci sono state sessioni dedicate all’uso dei social media, all’assunzione del primo impiegato e anche momenti in cui i membri dei diversi staff si sono confrontati tra loro.

I tedeschi spiccano sempre su tutti, da sempre procedono a spron battuto e dall’alto dei loro 42 dipendenti sembrano enormi; eppure tanti chapter senza dipendenti e con un budget inesistente hanno saputo fare progetti bellissimi.

La voglia di fare, la capacità di coinvolgere gli altri e soprattutto la passione sono una spinta irresistibile, che non viene fermata dalla mancanza di mezzi.

La forza delle idee, il messaggio comune di tutti i nostri progetti, supera le barriere: vogliamo un mondo nuovo, in cui ogni singolo essere umano possa avere accesso a tutta la conoscenza, condividere liberamente quello che sa e usare quello che gli altri prima di lui hanno preparato. Perché chiudere il sapere tra quattro mura e farlo circolare in una élite è sminuente, lo impoverisce.

Tanti anni fa, moderando la mia prima conferenza pubblica ho detto che il nostro compito è registrare il sapere. Dal pubblico un signore si è alzato e mi ha smentita: “Noi registriamo e rielaboriamo. E così facendo creiamo nuovo sapere”. Aveva ragione.

Di Berlino mi porto dentro le voci, i colori, il caos creativo e una nuovantica consapevolezza: il futuro è nostro e costruirlo insieme ad altri, collaborativamente, dà grandi soddisfazioni.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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