Era il 17 maggio del 1510 quando Sandro Botticelli, uno dei maestri del Rinascimento italiano, moriva a Firenze. Lasciava ai posteri un patrimonio di opere sacre e profane, che raccontano ancora oggi un’epoca elegante e raffinata, permeata dalla filosofia neoplatonica e dall’amore per il classico, strettamente legata alle figure della corte medicea, da Giuliano de’ Medici a Lorenzo il Magnifico.
Cinquecento anni dopo, il Poldi Pezzoli di Milano presenta al pubblico “Botticelli nelle collezioni lombarde”, una mostra che riunisce eccezionalmente le opere del grande artista conservate nelle collezioni pubbliche e private della regione.
Si tratta di «un’occasione unica per poter ammirare uno accanto all’altro alcuni dei capolavori del Botticelli “dispersi” in alcuni dei più importanti musei lombardi e forse non noti al grande pubblico», sottolinea la direttrice del Museo, Annalisa Zanni.
L’esposizione guida il visitatore alla scoperta della produzione artistica del Botticelli attraverso una completa rappresentazione delle tecniche adottate dal maestro e dalla sua bottega, nel periodo più significativo della sua attività, tra gli anni Ottanta e la fine degli anni Novanta del quindicesimo secolo.
Sono ben tre opere dell’artista fiorentino conservate dal Poldi Pezzoli: due dipinti di eccezionale qualità – la Madonna del Libro e Il Compianto sul Cristo Morto – e un pregevole ricamo eseguito su disegno dell’artista. Altri pezzi esposti nella casa-museo di via Manzoni provengono dall’Ambrosiana di Milano e dall’Accademia Carrara di Bergamo.
La mostra è stata tra l’altro l’occasione di un accurato restauro della Madonna del Libro, che è stato reso possibile grazie all’intervento di Marta Marzotto, che ha voluto così ricordare la figlia.
Oltre alla fondamentale funzione di recupero del dipinto, estremamente necessario date le condizioni dell’opera, l’intervento di restauro di Carlotta Beccaria e Roberto Buda ha permesso di scoprire qualcosa in più.
Si è infatti potuta appurare la presenza, nel manto della Madonna del Libro, di un’elevata percentuale di lapislazzulo, materiale preziosissimo, indice sicuro di una committenza di alto prestigio.
Non sono mancate altre importanti scoperte, tra cui il ritrovamento di una riproduzione fotografica della Mater dolorosa, pendant del dittico di cui faceva parte il Cristo dolente presente in mostra. È stato così possibile ricostruire dopo più di un secolo, seppur virtualmente, il dittico, mentre proseguono le ricerche della tavola, finora considerata perduta.
Un allestimento elegante e raffinato valorizza, con efficace impatto scenografico, i capolavori presenti in mostra.
«Il progetto di Luca Rolla e Alberto Bertini ha scelto di esaltare e isolare la qualità di questi otto grandi capolavori per sottolinearne l’unicità – spiega ancora Annalisa Zanni – creando una serie di stanze all’interno delle quali avviene la “scoperta” delle opere, unici elementi di luce e di colore, in un percorso espositivo avvolto da una morbida luce, declinata da una teoria di tagli luminosi».
La mostra “Botticelli nelle collezioni lombarde” resta aperta fino al 28 febbraio 2011.