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Un gioco di squadra tra pubblico e privati per far vincere SPID

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Un confronto a tutto campo, convinti che la partita per il successo di SPID si può vincere in un solo modo: con il gioco di squadra tra PA e Identity Provider privati. Una tattica che vede InfoCert giocare in attacco, per aggredite tempo e spazio, perché il futuro corre veloce. Michele De Lazzari, responsabile dell’Unità Organizzativa Identità Digitale di InfoCert, fa un primo bilancio del contributo che l’azienda sta fornendo al rilascio delle credenziali SPID in questi primi mesi di collaborazione con la PA.

Sin dalla partenza della sperimentazione abbiamo messo a frutto tutta l’esperienza e la tecnologia acquisite nel tempo

La preparazione per l’attuazione del Sistema Unico di Identità Digitale affonda radici profonde, che saldano e rafforzano competenze ed esperienza: “InfoCert è Certification Authority per la firma digitale dal 2007 e molte delle attività sono simili alle previsioni necessarie all’Identity Provider SPID – commenta Michele De Lazzari – Se poi consideriamo che dal 2010 è stata introdotta la firma digitale remota, l’affinità si è fatta ancora più marcata perché sono stati introdotti dei meccanismi di strong authentication molto simili alle previsioni SPID”.

Un percorso che parte da lontano, composto da tappe laboriose superate con successo. E oggi SPID ne eredita l’esperienza e la tecnologia: “Nel 2013 abbiamo affrontato il progetto Procida Pro.C.I.D.A. (Project for Cetified Identity in the Digital Agenda) per rendere disponibile una nuova generazione di servizi basati su meccanismi per l’identificazione degli utenti, ed il loro accesso sicuro ai servizi in rete, per promuovere la cooperazione digitale tra PA, imprese e cittadini, organizzazioni. Nello stesso anno è partito l’iter per il brevetto di un sistema di riconoscimento a distanza basato su webcam per il rilascio della firma digitale; sistema che poi è stato ripreso nel regolamento SPID. Ed ecco che nell’estate del 2014 partecipiamo ad una sperimentazione con AgID per impostare quello che oggi consociamo come Sistema Unico di Identità Digitale.

Sin dalla partenza della sperimentazione abbiamo messo a frutto tutta l’esperienza e la tecnologia acquisite nel tempo come società che fa della digital trasformation la propria mission. Da un lato il percorso di sperimentazione con AgID è servito a predisporre l’attivazione tecnica, dall’altro è stato un periodo di testing intenso, soprattutto per quel che concerne il protocollo atto a garantire l’interoperabilità tra Identity Provider e Service Provider”.

Collaborazione tra pubblico e privati

Un processo collaborativo per condividere obiettivi e speranze. L’Agenzia per l’Italia Digitale ha proposto una sfida bellissima, complessa e ambiziosa. InfoCert non si è tirata indietro, ed oggi la collaborazione abbraccia anche il Dipartimento della Funzione Pubblica. “Appresa la notizia di un percorso di sperimentazione per l’avvio di SPID, InfoCert si è candidata a farne parte sin da subito – spiega De Lazzari -.

La collaborazione si è sviluppata su 2 fronti: da un lato l’implementazione tecnologica per testare il funzionamento del sistema, dall’altro il confronto sulle regole tecniche, al fine di consentire ad AgID di verificare l’applicabilità. Il 15 marzo c’è stato il go live di SPID e ora la collaborazione prosegue, in forma diversa, per garantire da parte di AgID la governance di tutto il sistema, e soprattutto la sua evoluzione. Ora che il sistema è partito la collaborazione con AgID si estesa anche al Dipartimento della Funzione Pubblica, ponendosi insieme l’obiettivo di diffondere più velocemente le identità ai cittadini, cercando di migliorare il sistema in termini di fruibilità, individuare piani di comunicazione condivisi e nuovi servizi da collegare a SPID”.

Migliorare la vita dei cittadini, semplificare procedure: un delta positivo in grado di alleggerire la fatica e a volte frustrazione che i cittadini lamentano: “Le imprese private coinvolte nel ruolo di Identity Provider mettono a disposizione tutta l’esperienza maturata in contesti simili. Mi riferisco a casi d’uso volti a gestire un rapporto a distanza con il cittadino/cliente e strumenti di autenticazione che consentono di fruire di servizi online. Si pensi all’e-commerce, la posta elettronica certificata, l’autenticazione e identificazione su web, autenticazione con App dello smartphone. Uno dei principali valori aggiunti è di portare approccio e mentalità rivolti alla soddisfazione del cliente per farla diventare soddisfazione del cittadino, indipendentemente che stia fruendo di un servizio pubblico o privato. Tutto questo produce forti riflessi sui cittadini. Ad esempio la libertà di scegliere l’Identity Provider che offre il servizio più consono alle sue esigenze, la qualità del servizio fondata sulla soddisfazione del cittadino, la concorrenza costruttiva tra Identity Provider, il loro ruolo per spingere l’adesione degli erogatori di servizi privati a favore dei cittadini”.

E’ un percorso che si evolverà nel tempo sulla base dei cambiamenti tecnologici, normativi, abitudini, allargamento all’Europa

A fronte di una collaborazione così virtuosa tra pubblico e privati ci si domanda cosa succederà in futuro: “Sicuramente la collaborazione tra Identity Provider, PA e AgID continuerà. E’ un percorso che si evolverà nel tempo sulla base dei cambiamenti tecnologici, normativi, abitudini, allargamento all’Europa. In particolare, per quanto riguarda la cooperazione tra SPID e gli atri sistemi Europei, si sono già avviate delle collaborazioni per testare il modello. Mi riferisco al progetto italiano FICEP (First Italian Crossborder eIDAS Proxy), finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Connecting Europe Facility (CEF) che sostiene i migliori servizi di identificazione e autenticazione elettronica in Europa. Sviluppato e promosso da InfoCert insieme ad AgID, Politecnico di Torino e Telecom Italia, FICEP si configura come primo server transfrontaliero italiano. Crediamo molto che per favorire la digitalizzazione del paese, oltre alla identificazione del cittadino in rete si debbano mettere a disposizione del sistema SPID anche i dati, certificati e associati a quella identità (professione, cariche, titolo di studio)“.

Obiettivi difficili

Dopo tutto questo lavoro per progettare e realizzare l’infrastruttura, lo sguardo si rivolge ai fruitori, ovvero i cittadini. Come procede il rilascio delle credenziali SPID dal punto di vista di InfoCert? La risposta richiama il realismo concreto di chi sa che tanto è stato fatto, ma altrettanto resta da fare: “Fino ad ora sono state rilasciate circa 78.000 identità e, se continuiamo così, non arriveremo mai ai 3 milioni che ci si era prefissati per il primo anno. Per raggiungere l’obiettivo da un lato si devono fare delle azioni di informazione e promozione verso il cittadino, dall’altro è necessario diffondere il più velocemente possibile i servizi disponibili tramite SPID erogati dalla PA. AgID e il Dipartimento della Funzione pubblica si stanno impegnando molto al fine di spingere i servizi pubblici ad aderire al sistema SPID prima della scadenza obbligatoria prevista per la fine del 2017. Oggi le amministrazioni aderenti sono 183, mentre i servizi disponibili tramite SPID sono 523”.

E InfoCert? Come sta facendo la sua parte nel processo di diffusione? “Per favorire il rilascio delle credenziali stiamo agendo su diversi filoni con campagne pubblicitarie su social media, riviste di settore, TV e radio e abilitando diversi partner al fine della distribuzione capillare delle identità sul territorio; campagne di outbound sulla nostra clientela; distribuzione SPID ai dipendenti di grandi aziende. Inoltre vogliamo favorire l’adesione delle amministrazioni tramite consulenze per cogliere le opportunità di SPID; forniamo soluzioni tecnologiche per semplificare l’integrazione”. A tal proposito tramite Futuro Digitale, portale di informazione su innovazione e tecnologia, InfoCert comunica e promuove costantemente l’adozione di SPID.

Le principali difficoltà tecniche riscontrate riguardavano l’interoperabilità tra vari sistemi

Tuttavia le difficoltà tecniche per un’operazione di questo livello, con obiettivi così alti in tempi così rapidi, non sono mancate. Ma la montagna, ormai, è stata scalata: “Le principali difficoltà tecniche riscontrate riguardavano l’interoperabilità tra vari sistemi. SAML è sicuramente uno standard, ma consente delle implementazioni che possono dar vita a vari dialetti, perciò si era creata una situazione in cui le risposte dei vari sistemi degli Identity Provider non sempre erano uniformi. Difficoltà superate dopo un confronto con Agid che ha fatto sintesi delle varie proposte. Prassi che è continuata anche dopo l’avvio del sistema. Aggiungo che anche con gli altri Identity Provider c’è un’ottima collaborazione. SPID è un sistema che in tempo reale deve garantire la medesima risposta e soprattutto la medesima interpretazione da parte di chi la utilizza. Trattandosi di un sistema, le buone idee vanno a beneficio di tutti. Ritengo che le procedure oggi siano state sufficientemente uniformate, il sistema è ancora in fase di avvio perciò vengono fatti interventi atti a uniformare il comportamento e soprattutto l’usabilità”.

Incertezza sul modello di business

Oltre la vocazione alla modernizzazione del paese, per un Identity Provider privato come InfoCert, si pone inevitabile la riflessione su questo nuovo modello di business dei servizi e sulla sua sostenibilità futura: “Il modello di business non è ancora definito. Sono stati fatti passi avanti, però non sono ancora chiari quei tasselli che consentiranno di definire la sua sostenibilità e il piano di rientro degli investimenti. Infocert ha ritenuto necessario per la propria collocazione sul mercato di far parte della iniziativa SPID, almeno in questa prima fase, indipendentemente dal modello di business. Ci abbiamo creduto e ci crediamo perché riteniamo che il tassello dell’identità digitale sia l’evoluzione e l’innovazione a cui non ci possiamo sottrarre come azienda che si occupa di digital trust e digital trasformation. Convinzione rafforzata dal fatto che in Europa c’è chi è già partito (Danimarca, Svezia, Estonia) e se vogliamo che il nostro paese e le nostre aziende possano competere o confrontarsi nello scenario Europeo dobbiamo corre qualche rischio. Infocert l’ha fatto”.

Switch off utile

“Siamo tutti pienamente consapevoli che in questa fase di avvio di SPID, il ruolo della PA è fondamentale perché con le azioni in campo sta iniziando quell’effetto volano che consentirà la diffusione delle identità. E’ già previsto lo switch off dal CAD (Codice Amministrazione Digitale), nello specifico a fine 2017, tutte le PA dovranno adeguarsi e consentire l’accesso esclusivamente con SPID (oltre che con CNS e CIE). Sicuramente lo switch off costringe l’adesione dei cittadini interessati alla fruizione dei servizi. E’ importante aver stabilito un termine, ma riteniamo non sia sufficiente per ottenere quella diffusione e livello di utilizzo dei servizi online che serve al paese”.

Incentivare le app

Che fare per accelerare e raggiungere più velocemente la piena adozione di SPID e il completamento dei servizi collegati?: “Riteniamo importante massimizzare i servizi disponibili tramite SPID da parte delle PA. Dobbiamo fare in in modo che l’erogazione dei servizi avvenga anche su canali su cui i cittadini hanno sempre più confidenza, come le app. Riteniamo si debbano privilegiare quei servizi che vengono usati frequentemente, per creare cultura digitale e una diffusione pervasiva. Inoltre pensiamo che si debbano attuare delle forme di incentivazione di utilizzo dei servizi online rispetto ai canali tradizionali. Infocert crede molto nella diffusione delle identità trainata dall’adesione da parte degli erogatori di servizi privati. Molti dei concetti indicati in merito a servizi particolarmente attrattivi si applicano anche e soprattutto al mondo privato. Il vantaggio principale per il cittadino è il fatto di utilizzare le stesse credenziali per accedere indifferentemente ai servizi delle PA e dei privati aderenti. Il cittadino si abituerà ad avere la stessa user experience, la stessa consapevolezza. Da questi vantaggi apparentemente solo tecnici, ne discende un valore molto più profondo in termini di cultura digitale che consentirà al cittadino in maniera sempre più naturale di muoversi e navigare con sicurezza e fiducia”.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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