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Un Wikisprint anche in Italia, per una comunità open source

scienze

Collaborare in rete e tra pari, senza privatizzare l’informazione, e contribuendo a creare beni comuni che restino a disposizione di chiunque voglia usarli per mettere in campo nuove attività. La produzione collaborativa e peer-to-peer (P2P) è una delle caratteristiche più interessanti della società di oggi. Ma dov’è, chi la fa, come funziona? Il modo migliore per capirlo è… collaborare. Lo ha fatto la P2P Foundation con il primo Wikisprint iberoamericano: il 20 marzo scorso in venti città di paesi di lingua spagnola centinaia di attivisti del mondo P2P si sono riuniti per lavorare tutti, contemporaneamente, a un wiki in cui sono state registrate e descritte oltre duecento tra le attività più interessanti.

Il Wikisprint è una forma di collaborazione presa in prestito dal mondo dei programmatori di software libero, in cui si “sprinta” insieme, lavorando a un wiki per sviluppare un progetto collaborativo in poco tempo.

Quello del marzo scorso ha riunito per alcune ore persone di background e provenienza geografica diversi e le ha messe al lavoro per mappare insieme i progetti di produzione P2P, open e legati ai beni comuni che stanno settando “nuovi paradigmi di organizzazione”. I casi che sono entrati nella mappa collaborativa prodotta nel Wikisprint dovevano essere aperti alla partecipazione di chiunque, permettere agli utenti di entrare nella gestione del progetto e rilasciare i risultati nel dominio pubblico rendendoli beni comuni fruibili da chiunque.

E l’Italia? Il nostro paese è casa di molti progetti interessanti e di rilievo non solo nazionale, ma è difficile orientarsi tra il gran numero di progetti open source, gruppi di arte collaborativa, imprese peer-to-peer e nuove forme di cooperazione mediate dalla rete.

Forse un Wikisprint ci aiuterebbe a organizzare una piattaforma su cui chiunque possa trovare le informazioni sulle esperienze italiane e capire le differenze, le opportunità e i problemi che la cooperazione in rete porta con se.

Qualche esempio: cosa fanno e da chi sono finanziati i FabLab che stanno spuntando in Italia? Quali sono le caratteristiche economiche e organizzative principali di Arduino, il controller open source diffuso in tutto il mondo? Dove e con quali risultati i lavoratori precari si organizzano per dar vita a nuove forme di cooperazione sostenibili? Quali sono le imprese che fanno innovazione utilizzando pratiche di accesso e trasparenza? Come è stato scritto il libro con più autori al mondo (centoquindici), cioè In territorio nemico di Scrittura industriale collettiva? Quali piattaforme di crowdsourcing sono attive in Italia e come funzionano?

Si tratta di esempi molto diversi, ma proprio perché tutti sono parte del movimento P2P e agiscono in forma orizzontale, cooperativa e basata sui beni comuni, descriverli insieme permetterebbe di capire meglio il funzionamento di queste dinamiche.

Non si tratta però di scrivere alcune decine di voci di Wikipedia. Anzi, è un compito che richiede attenzione politica e sociale, dato che le diverse forme di P2P possono dare risultati. E richiede la partecipazione e la cooperazione di una comunità che ancora non esiste, ma che un Wikisprint potrebbe aiutare a far nascere.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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Scritto da chef

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