Dopo tante peripezie, la proposta sulla trasparenza degli atti amministrativi nota come FOIA sarà legge dello stato.
Il Freedom of Information Act introduce un sistema generale di pubblicità degli atti pubblici per cui ciascuno potrà richiedere alla pubblica amministrazione dati e documenti, a prescindere da un interesse diretto. I cittadini in questo modo potranno conoscere la modalità di gestione delle risorse pubbliche per capire, giudicare e partecipare in maniera attiva e responsabile alla vita pubblica.
Pensato per combattere la zona grigia che va dall’illecito allo spreco, potrebbe avere come effetto il riavvicinamento dei cittadini alle istituzioni
Il decreto sul Foia consegna all’Italia una vera e propria legge sulla trasparenza degli atti pubblici, quello che altri paesi hanno da circa 40 anni.
La prima lege di questo tipo fu emanata per la prima volta negli Stati Uniti nel 1966 col nome appunto di Freedom of Information Act.
Il FOIA all’amatriciana
In Italia più volte si è parlato di leggi come quella americana usando in maniera impropria questa dicitura. Prima del Foia c’era la L.241/1990 che permette l’accesso agli atti pubblici ma con obbligo di motivazione, e non considera tutti gli atti accessibili, con lunghi tempi di risposta.
Il Foia nostrano è stato migliorato attraverso l’intervento delle associazioni di Foia4Italy, Anorc, Agorà Digitale, Riparte il futuro, che hanno battagliato a lungo per avere un diritto di accesso esteso a chiunque senza obbligo di motivazione e per tutti i documenti, gli atti, le informazioni e i dati detenuti o in possesso di un soggetto pubblico.
Tra le richieste più importanti fatta dalle associazioni e dagli esperti c’è quella per cui l’accesso deve essere garantito entro 30 giorni con una definizione chiara delle eccezioni e con costi contenuti e limitati alle spese di riproduzione e di spedizione.
Il Ministro Marianna Madia, dal primo annuncio di due anni fa del presidente del Consiglio Matteo Renzi, ha inserito il progetto nella riforma della Pubblica amministrazione che porta il suo nome (Riforma Madia all’art. 7 della legge 124/2015), dopo accese discussioni anche in seno al Consiglio e con i suoi omologhi, ma adesso sembra aver portato la legge a casa.
L’obiettivo del ministro? Rendere effettiva cittadinanza digitale.
In anteprima su Chefuturo il ecco il testo definitivo.
Schema_decreto_legislativo_trasparenza_post_CDM_17_maggio_2016_chefuturo