C’era una tenda blu e dentro c’era un uomo. Solo. L’uomo nella tenda non aveva nessuna delle uniche cose che voleva: due croci e una foto. La stoffa blu della tenda serviva solo a separare la luce e il caldo che c’erano fuori dal buio che c’era dentro. Non c’era più niente da fare. E l’uomo nella tenda non voleva più uscire. Poi è entrato Fabio, in divisa arancione: «Però almeno ti apro le finestre», ha detto all’uomo. Poi un caffè alla macchinetta del campo e l’uomo racconta a Fabio la sua storia: un sospiro lungo trenta secondi e la terra porta via la sua casa, sua moglie e sua figlia.
«Cosa posso fare?», dice Fabio. L’uomo voleva solo due croci e una foto, quella di sua figlia.
Ma una foto recente, perché l’unica che gli era rimasta era quella di quando aveva fatto la comunione. Il 6 aprile 2009 sua figlia aveva appena diciotto anni ed era più grande di quella foto.
Fabio fa fare le due croci e poi inizia a cercare la foto. Ne trova una, su un gruppo di un social network. Blu anche quello. Poi succede che su quel gruppo risponde la figlia dell’uomo nella tenda. Un’altra figlia di un matrimonio precedente, ma si erano persi di vista e non si parlavano da tanto. Lei chiede a Fabio di incontrare suo padre. L’uomo della tenda è tornato ad essere un padre, fuori dalla tenda blu, con una figlia, due croci e una foto. La tenda blu non c’è più e oggi Fabio ha iniziato a suonare per la strada.
Fabio dice che «è sempre importante trovare qualcuno sulla tua strada».
(Questa è una delle numerose storie che si sono incrociate in Abruzzo dopo il terremoto del 2009. Voi ne conoscete altre che arrivino anche dall’Emilia? Potete raccontarcele scrivendo qui).