Un’app gratuita ci mette in tasca tutti i teatri d’Italia

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Negli ultimi mesi mi sono imbattuta in svariate riflessioni sul futuro del giornalismo. Il suo ritardo sul web è tanto reale quanto evidente, e dunque si fa un gran parlare dei nuovi assetti in trasformazione e anche della difficoltà nel riconoscere la loro nuova configurazione. Sono chiari a tutti sia il crollo delle economie dei giornali tradizionali sia la lentezza con cui è stato attribuito il giusto peso alle nuove tecnologie. Il risvolto? Si continua a perpetuare diffidenza o al contrario si riscrivono scenari apocalittici.

E così, ecco i neologismi delle soluzioni futuriste: immersive journalism, dresseables news, droni reporter e automation editor, con cui si immagina la diretta applicazione della realtà virtuale e robotizzata sul settore dell’informazione.

Eppure nel frattempo – mi sono domandata – perché non percorrere in modo più convintoun aristotelico giusto mezzo? I gruppi editoriali potrebbero non ostinarsi sui vecchi modelli di business per ridefinirne di nuovi, in cui i supporti multimediali abbiano un ruolo più centrale; ma anche, le piccole testate indipendenti dovrebbero attrezzarsi per rendere il proprio sito responsive.

Vi assicuro che entrambe le considerazioni, pur nella loro semplicità, non sono anacronistiche. C’è chi si ostina e c’è chi non si attrezza.

Una chance per il futuro in particolar modo del giornalismo culturale, che ha necessariamente esigenza di innovarsi, è quella di verificare la fattività di passaggi intermedi, immaginando di indirizzare il contenuto dei propri prodotti editoriali e declinare la propria competenza in chiave di servizio. Insomma, intendo dire, non perpetuare l’errore compiuto dai giornali cartacei, che hanno replicato sul web un prodotto realizzato per essere distribuito su carta, piuttosto rintracciare la funzionalità del proprio ambito e ….realizzare un’app. I costi di realizzazione, infatti, non sono più quelli di qualche anno fa, e si possono anche immaginare delle soluzioni in termini di partnership.

Per caso ho scoperto Teatro Pocket, un app gratuita per dispositivi mobili interamente dedicata al teatro, che mappa tutti i teatri d’Italia e la relativa programmazione.

L’esperienza del giornale che dal 2009 si dedica alla critica teatrale, Teatro e Critica e il know how di App to you, una giovane azienda di Web Development, si sono intrecciati dando vita ad uno strumento tramite il quale proporre offerta culturale, a cui attingere in modalità personalizzata.

In che zona sei? Cosa vuoi vedere? Quando vuoi andare?

Un’interfaccia essenziale e colorata rende accessibili tre funzioni principali: ricerca per data, per luogo e per sala teatrale. Un weekend in capitale e il desiderio di un musical? Una domenica da destinare a un balletto? Un elenco di tutti gli spettacoli dedicati a Shakespeare in programmazione in Italia? O semplicemente la programmazione di prosa del teatro più vicino a casa? Teatro Pocket risponde a queste domande, con l’obiettivo di introdurre nella quotidianità dell’ambiente teatrale un mezzo che sia a totale servizio dello spettatore.

Uno strumento che intende – come spiega chi l’ha ideato – andar contro l’assunto che il teatro resti un fatto per pochi, l’ombra di un intrattenimento d’élite. Inoltre, all’interno, frasi evocative a supporto della sezione “Ispirami”, contenuti importanti trasmigrati dal sito e immancabile la sezione Social, tramite la quale condividere luoghi e spettacoli su Facebook e Twitter, a dimostrazione di come alla base dell’idea ci siano una community di appassionati già fidelizzati sul sito online e l’intenzione di condividere.

I responsabili di Teatro e Critica Andrea Pocosgnich, Sergio Lo Gatto e Simone Nebbia, supportati dal team di App to you guidato da Lorenzo Pellegrini e Nicola Camillo, hanno creato un’applicazione che avesse l’obiettivo, più che di riportare i contenuti critici del sito, di divenire un punto di riferimento, utopisticamente nazionale, di tutto ciò che avviene in teatro.

La tecnologia, insomma, è sempre di meno a portata di browser, ma piuttosto in forma di app di servizio disegnate per lasciare affiorare l’informazione desiderata.

Ma qual è stata la genesi esatta di Teatro Pocket? I ragazzi mi hanno raccontato di aver iniziato a lavorare a Teatro Pocket alla fine del 2013, con il primo obiettivo di indagare l’ecosistema teatro. La prima fase è stata infatti “mappateatri.com”, un portale in cui raccontare il progetto innovativo e gratuito e confluire le adesioni. Ne sono giunte 350, in maniera totalmente digital.Oggi Teatro Pocket conta circa 700 teatri iscritti, che producono i loro contenuti in maniera indipendente. Inseriscono loro stessi la programmazione e la locandina degli spettacoli.

Questo progetto mi è sembrato un ottimo esempio di come possa essere utile lasciare indietro sterili dicotomie o contrapposizioni tra le nuove modalità di fruizione e il contenuto, a favore di una sperimentazione che può fare la differenza, anche in ottica imprenditoriale.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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Scritto da chef

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