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Unico italiano a TED 2016, Riccardo Sabatini si racconta a

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Ecco chi è Riccardo Sabatini, lo scienziato italiano invitato all’edizione 2016 del TED Conference. L’evento, nato nel 1984, ha una sola missione, riassunta nella formula “ideas worth spreading”: idee che meritano di essere diffuse.

No, non tremerò. Tutti cercano di mettermi stress ma la verità è che per me sarà solo una danza meravigliosa.

Sembra una bugia ma è una solenne verità. Inizia così la chiacchierata con lo speaker italiano al Ted Conference 2016.

Riccardo Sabatini, 34 anni, scienziato e fisico di fama internazionale, è esattamente così. Niente lo scalfisce.Nemmeno il fatto di essere inserito nell’apertura di uno degli eventi globali di maggior risonanza.Nemmeno la prospettiva di calcare lo stesso palco di Bill Clinton e Isabel Allende, di Massimo Banzi e Bill Gates; nemmeno la prospettiva di avere centinaia di migliaia di sguardi, collegati dai cinema di tutto il mondo, su di sé.

«Non ho mai tentennato davanti alle sfide della vita. E non inizierò ora»

racconta, via Skype, dalla California, dove attualmente lavora con un mostro sacro della genomica come Craig Venter. Ricordo il nostro primo incontro, lo scorso ottobre. Era ospite di un talk, in cui facevo da moderatore, alla terza edizione della Maker Faire Rome. Entrò in sala con passo deciso, sguardo dritto. Curato nell’aspetto quanto nei gesti. Gentile e un po’ spavaldo. Forse anche troppo. Aveva l’aria di uno che sapeva perfettamente di avere in mano delle ottime carte, anche senza giocarle.

Ci sono due cose che devi fare per raggiungere i tuoi obiettivi: conoscere sempre, e dico sempre, i fondamentali e avere una vera faccia da tolla.

Sì, perché quando Riccardo Sabatini racconta la sua vita fa sembrare tutto facile.

Ed è forse questo il suo segreto.

Riccardo Sabatini a TEDx

LE SFIDE, IL PANE DI CHI VUOLE VINCERE

«Com’eri da bambino?»

«Fin da piccolo mi hanno sempre affascinato gli oggetti. Pensate al telefono, una scatola che teletrasporta la voce. Come si può resistere?».

Istinto da maker e una sconfinata voglia d’imparare e di capire nel profondo come funzionano le cose. «Le smontavo, le toccavo con le mani, le analizzavo e poi, alla fine, le rimettevo insieme». Una famiglia come tante: papà imprenditore, mamma insegnante di lettere. L’infanzia passata a Cremona, la sua città natia, tra paesaggi naturali, animali e fattorie. Poi in casa arriva il Commodore 64 e Riccardo Sabatini compie i primi passi da hacker: «A metà degli anni ‘90 c’era un movimento attivissimo in Italia.

Fu un privilegio farne parte, andare alle fiere, incontrarsi. Internet era agli inizi e si scriveva il futuro, immaginandolo per davvero».

Nello stesso periodo inizia a divorare una rivista scientifica dopo l’altra. Fino a scegliere la fisica e la meccanica quantistica come specializzazione.

«La meccanica quantistica mi sembrava la materia più complicata e difficile. La sfida più affascinante da affrontare. Da vincere».

Dopo la laurea arriva anche il Dottorato, in simulazione numerica e meccanica quantistica, alla SISSA di Trieste: «Citala, se puoi. È un posto meraviglioso, dove chi ha voglia di fare trova il supporto giusto per provarci». Nella città giuliana, Riccardo Sabatini organizza il TEDx Trieste (uno dei figli legittimi, ma indipendenti, del TED originale): «Fu uno dei primi in Italia. Portammo pure Luca Cordero di Montezemolo». Ma non solo. Dà vita alla Quantum Espresso Foundation (ci torneremo più avanti); diventa imprenditore e insegnante.

L’ITALIA, FOODCAST E IL DESIDERIO DI GIOCARE CON I PIÙ GRANDI

«Ma ora stai dall’altra parte dell’Oceano. Hai trovato porte chiuse in Italia?»

«Mai. Erano sempre aperte. I problemi da noi sono altri. Riguardano il mercato, lo ScaleUp, la domanda e l’offerta…»

Il panorama che Sabatini dipinge è chiaro. In Italia non mancano né i talenti né le persone che possono aiutarli ad emergere. Il problema arriva dopo: «In America i progetti di Dottorato hanno un futuro. Spesso diventano startup o servono ai giovani ricercatori per costruirsi un avvenire di successo». In Italia, invece, questo non avviene: le grandi aziende non acquisiscono quelle più piccole, non c’è grandissima domanda, l’internalizzazione è difficile e non c’è una programmazione adeguata che faccia lavorare con serenità i ragazzi: «Ed è per quello che ad un certo punto i progetti, anche quelli più promettenti, si fermano».

Come FoodCAST, il progetto finanziato dalla Regione Lombardia e raccontato dallo stesso Sabatini in uno speech di un altro TEDx, quello del lago di Como: «Avevamo raccolto il più grande database del mondo sul cibo. Un’opera immensa che comprendeva qualsiasi cosa: dal numero di banane che passano dal Belize alla Germania agli additivi presenti nelle carni. Siamo arrivati a sviluppare, usando questi big data, un modello di machine learning in grado di fare corrette previsioni nel breve periodo e di disegnare trend altamente probabili». FoodCAST trasformava i big data in smart data: «È un vero processo d’intelligenza che consiste nel creare, impostare e risolvere un problema.

Puoi avere tutti i dati del mondo ma se sono tutti garbage, spazzatura, non ci fai molto.

Insomma, Riccardo Sabatini e il suo team erano riusciti a riscrivere moltissime delle conoscenze che pensavamo di avere sul cibo, nell’anno di Expo. Poi tutto si ferma. Burocrazia, politica, rinvii, mancanza di certezze sul futuro. Stop.

Ma arriva un nuovo irrefrenabile desiderio. Una nuova sfida che si chiama Silicon Valley. «Dopo aver fatto tante cose ed essermi tolto diverse soddisfazioni,

mi sono reso conto di voler scoprire se fossi in grado di giocare con i giganti.

CRAIG VENTER, LA GENOMICA E IL FUTURO DELLA SALUTE

«Quindi hai sentito l’esigenza di andare via. Colpa dell’Italia?»

«No, affatto. Eliminiamo il concetto di espatrio o di fuga. Mettiamoci in testa una cosa: un professionista serio gira il mondo. È una cosa normalissima e non dovremmo mai sorprenderci di questo.

Craig Venter è uno dei maggiori conoscitori al mondo del genoma umano. Un vero fuoriclasse della scienza contemporanea. In molti sognano di poter lavorare con lui. Riccardo c’è riuscito. Come? «Con la mia faccia da tolla, ovvio».

Basta una conoscenza in comune, quattro chiacchiere e una semplice mail nella quale comunicare la propria infinita voglia di mettersi in gioco, di ricominciare e di contribuire ad uno dei programmi scientifici più ambiziosi: «Gli ho scritto che volevo venire in America, lavorare nel mondo della genomica e proporre le mie idee. 5 giorni dopo mi hanno invitato lì. In 21 giorni ho ottenuto il visto. E sono ormai 11 mesi che sto qua». E non si tratta di una passeggiata. «Craig è una persona intelligentissima con un carattere molto forte. Va contro una serie di establishment rischiando tutto. Molti lo odiano, molti lo amano. Lavorare per lui è incredibile».

Riccardo Sabatini, ogni giorno, applica il machine learning alla genomica. «Nel 2000 è stata compiuta la prima rivoluzione: abbiamo letto il codice genetico. Ora stiamo vivendo il secondo capitolo: analizzare quello stesso codice per capire come funziona il processo della vita». Ma per farlo bisogna costruire una batteria gigantesca di dati. Dati completi: «Così creiamo l’healthcare del futuro. E non parlo di un futuro in cui non ci saranno malattie e dove non si invecchierà. Noi facciamo una cosa ben diversa: cerchiamo di far stare bene le persone. Pensate alla penicillina: la sua scoperta non è avvenuta perché si cercava di allungare la vita ma per risolvere un problema che causava un numero enorme di decessi. L’effetto, poi, è stato quello di permettere alle persone di vivere di più ma il motivo iniziale era rimuovere la sofferenza».

MIYAGI, KARATE KID E LA CONOSCENZA DELLE BASI

«Prima hai parlato di fondamentali. Cosa intendi?»

«Dopo vent’anni di studi posso permettermi di dire che c’è un solo insegnamento da seguire: imitare Miyagi in Karate Kid».

Sorrido. Ma Sabatini non mi sta prendendo in giro: «Guarda, ne sono assolutamente convinto. Karate Kid è geniale perché si basa su un solo, importantissimo, concetto: se impari veramente bene i fondamentali tutto il resto it’s simple». Semplice. Per tutta la sua vita ha applicato questo dogma. Come il protagonista del film: dare la cera, senza essere vanagloriosi: «Passione, sudore, crederci davvero: arriva tutto dopo. Se arrivi ad amare i fondamentals non avrai più limiti».

NANI SULLE SPALLE DEI GIGANTI: IL MONDO OPEN SOURCE

«Hai depositato due brevetti quando eri giovane. Eppure sei un grande promotore del mondo Open»

«Si possono fare soldi, chiudersi a riccio, ma se non aiuti a costruire una gigantesca mole di conoscenza non potrai mai farcela. Nessuno, da solo, può farcela».

In fondo tutto è contenuto nella citazione di Isaac Newton. «Sì, siamo nani sulle spalle dei giganti. Se non riesci a capire questa frase non potrai mai far parte del mondo Open Source». Collaborare, condividere, anche brevettando. E non è un caso se anche Linus Torvalds, padre di Linux, sarà tra gli speaker del TED 2016, dal 15 al 19 febbraio, a Vancouver: «Questa è la tendenza. Questo è il futuro».

Ma l’impegno di Riccardo Sabatini in questo campo non finisce qui. Qualche anno fa, a Trieste, ha creato la Quantum Espresso Foundation: «Quantum Espresso è un progetto fighissimo, che ha 30 anni di storia alle spalle. Ti permette di vedere la natura nel più profondo dei suoi meccanismi direttamente sul tuo laptop». Per chi è del settore è una cosa magica: «Puoi simulare, ad esempio, come una molecola di metano si scioglie su una superficie di metallo. E se conosci le equazioni che stanno dietro a tutto ciò capisci quanto è pazzesco. Non è un caso se i migliori centri di ricerca del mondo lo usano».

La Fondazione segue una missione: investire tutto quello guadagna in borse di studio da dare a ragazzi che contribuiscono alla crescita del progetto.

«Sono ragazzi che cambiano il mondo. Da poco abbiamo premiato un ricercatore di Nairobi, in Kenya. È una cosa che mi ha fatto riflettere. Anche in Africa, oggi, un giovane che ha a disposizione un laptop e una connessione ha più possibilità del miglior laboratorio del MIT di Boston vent’anni fa».

DREAM, THIS IS THE THEME

«Il tema del TED 2016 di quest’anno è “dream”, sogno. Ma come ti hanno chiamato?»

«È una bella storia anche questa..».

Non mi stupisco. La vita di Riccardo Sabatini sembra fatta di aneddoti. Una cena allargata a cui partecipa anche uno dei collaboratori di Chris Anderson, curatore dell’evento. Un racconto che porta ad uno sbalordimento generale, quello che poi è diventato il suo discorso. Chris Anderson (classe 1961), maker, giornalista e imprenditore, anche lui laureato in fisica, organizzatore attuale del TED, rimane impressionato. E così, alla macchina così ben oliata, viene aggiunto un ingranaggio italiano: «Credimi però

Le cose non succedono per caso. Sono le persone che si mettono nella condizione di ottenerle. L’importante è saper eliminare i confini, i limiti e studiare.

Essere pronti ad affrontare nuove sfide e nuovi viaggi: «Il concetto di casa mi sfugge. La mia non ha porte né finestre. Non chiedetevi più “da dove venite” ma cercate il posto dove vi sentite bene. Quella è la vostra casa. E non è detto che lo sarà per sempre». Accettare cioè di non appartenere a nessun luogo. Questa è la ricetta per realizzare ogni sogno, e cambiare, non solo la nostra vita, ma anche il mondo.

«Te lo richiedo. Non sarai emozionato?»

«No, parlerò come tante altre volte di cose che mi piacciono. E di sogni. Come potrei esserlo?».

ALESSANDRO FRAU

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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