Il timore della grande recessione è sempre più forte negli Stati Uniti. Il pessimismo è sempre più diffuso ai vertici aziendali e non fa che crescere. Inflazione e shock energetici stanno alimentando questa paura.
La previsione di una recessione
Il timore della grande recessione è sempre più forte negli Stati Uniti. Un timore che è stato sollevato apertamente, in parlamento, da Jerome Powell, chairman della Federal Reserve. Il rischio è ancora più forte a causa dell’inflazione e degli shock energetici in arrivo dalla guerra scatenata dalla Russia, dalle conseguenze della pandemia e da manovre aggressive della stessa Fed sui tassi d’interesse. Per questo le preoccupazioni non fanno altro che aumentare. Il presidente Joe Biden è partito per il G7 in Germania con un grande fardello sulle spalle.
Un anno fa aveva annunciato che “l’America è tornata”, ma oggi la sua leadership sembra sempre più debole a causa delle incognite economiche.
Le stime di crescita degli Usa sono al ribasso
Un avvertimento arriva dall’Fmi, che ha rivisto al ribasso le stime di crescita degli Stati Uniti. Per l’Fmi la recessione potrebbe essere evitata per poco a meno che “gli attuali venti contrari si rivelino più persistenti del previsto, o che l’economia venga colpita da un altro shock negativo, che trasformerebbe il rallentamento in una recessione di breve durata”. I dati più recenti non fanno altro che lanciare l’allarme, visto che la produzione industriale a maggio è salita dello 0,2% ma quella manifatturiera è scesa dello 0,1%. Per quanto riguarda il settore immobiliare, la costruzione di case monofamiliari è diminuita a maggio, così come i permessi per nuove abitazioni.
Le vendite al dettaglio sono scese dello 0,3% e aumentano le difficoltà delle famiglie nel pagare i debiti. Il mercato del lavoro per il momento è stabile, ma le richieste di disoccupazione sono ai massimi da cinque mesi e gli annunci di licenziamenti di massa continuano, da Tesla a Coinbase e Netflix. L’inflazione, a maggio, ha raggiunto l’8,6%.
Il 60% dei Ceo teme una recessione entro 18 mesi
Un sondaggio del Conference Board tra 750 Ceo ha svelato che il 60% di loro teme una recessione entro 18 mesi e il 15% è convinto che sia già in atto. “Una recessione è inevitabile entro 12-18 mesi” ha dichiarato Bill Dudley, ex governatore della sede della Banca centrale di New York.
“Se avete ancora speranze di soft landing, abbandonatele” ha aggiunto. Anche i vertici della Fed hanno ridimensionato gli ottimismi. Powel ha sottolineato che una recessione non è voluta ma è “certo una possibilità”. La priorità assoluta, come ha sottolineato, è combattere le spirali dei prezzi e questo mese la Fed ha deciso una stretta di 75 punti base, inedita dal 1994.
Intanto Goldman Sachs, tra le società di Wall Street, ha raddoppiato le probabilità di recessione entro fine anno al 30%, con un aumento al 48% nel 2023. Moody’s parla del 40% entro 12 mesi, come Bank of America, e le vede al 50% entro 24 mesi. “Orientata verso una recessione” ha dichiarato Mickey Levy di Berenberg, riguardo l’economia statunitense, aggiungendo che potrebbe essere “poco profonda”, una “interruzione temporanea della tendenza di lungo termine all’espansione”.