Sono trascorsi 6 anni da quando Barack Obama proclamò il National Awareness Month Information Literacy, sancendo il ruolo strategico della competenza informativa per i cittadini americani, in particolare per gli studenti. “Ogni giorno – si legge nella Proclamazione – siamo inondati da grandi quantità di informazione (…)
Non è sufficiente possedere i dati, occorre anche acquisire le competenze necessarie per selezionare le informazioni, valutarle e decifrarle.
Già nel 2005, il Manifesto sulle biblioteche e la società dell’informazione approvato ad Alessandria d’Egitto (Manifesto di Alessandria) aveva individuato nell’alfabetizzazione all’uso delle informazioni uno strumento indispensabile per il superamento della disuguaglianza informativa e sociale e un diritto umano fondamentale nel mondo digitale.
Competenza informativa
Più di recente, l’Agenzia per l’Italia Digitale ha posto la competenza informativa tra le competenze digitali di base, richieste a tutti i cittadini per poter partecipare pienamente alla società dell’informazione e della conoscenza, definendola come “l’insieme di abilità, competenze, conoscenze e attitudini che portano il singolo a maturare, durante tutto l’arco della vita, un rapporto complesso e diversificato con le fonti informative, i documenti e le informazioni in essi contenuti”.Infine, nel Piano Nazionale Scuola Digitale, il documento di indirizzo che il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha varato il 27 ottobre 2015, si legge che “occorre rafforzare le competenze relative alla comprensione e alla produzione di contenuti complessi e articolati anche all’interno dell’universo comunicativo digitale, nel quale a volte prevalgono granularità e frammentazione.
Proprio per questo è essenziale lavorare sull’alfabetizzazione informativa e digitale (information literacy e digital literacy), che mettono al centro il ruolo dell’informazione e dei dati nello sviluppo di una società interconnessa basata sulle conoscenze e l’informazione”.In realtà, come spiega bene Laura Testoni, il passaggio da un Internet uno-a-molti percepito come un altrove “virtuale” a un’infosfera ubiqua in cui quotidianamente si abita e si lavora (la vita onlife teorizzata da Luciano Floridi), ha provocato una frammentazione dell’information literacy in literacy multiple (media information literacy, digital literacy, transliteracy, metaliteracy) che non sono abilità tecniche o cognitive ma piuttosto socio-culturali.
Wiki literacy
Tra queste competenze può giocare un ruolo importante la wiki literacy, ossia la capacità di interagire in un ambiente collaborativo online, dimostrando capacità di ascoltare, di agire in un ecosistema informativo molto vasto e di contribuire alla crescita qualitativa e quantitativa dei contenuti aperti.Che la wiki literacy sia un potente strumento per il trasferimento di competenze informative più ampie lo testimonia il Wikipedia Education Program, che si basa sul contributo offerto a Wikipedia da parte di docenti e studenti che operano in contesti accademici di tutte le parti del mondo.L’esperienza insegna che Wikipedia può essere utilizzata con profitto come strumento didattico: in quattro anni, più di 10.000 studenti (in maggioranza donne) hanno partecipato al WEP, aggiungendo 12 milioni di parole a più di 10.000 articoli di Wikipedia in più lingue.
Buone pratiche
Anche in Italia esistono buone pratiche, tanto in ambito scolastico quanto in ambito universitario: Wikipedia va a scuola! è un progetto di Wikimedia Italia che si occupa di portare Wikipedia nelle classi, raccontandola agli studenti e ai docenti delle scuole di ogni ordine e grado da oltre 7 anni. I corsi si basano su tre concetti fondamentali: sapere (conoscere i concetti base), saper fare (interagire attivamente con la piattaforma on line di Wikipedia) e saper essere (assumere un atteggiamento positivo e collaborativo).Altre esperienze proliferano dal nord al sud del Paese, dal progetto Adotta una voce di Wikipedia al Degasperi, promosso da Wikimedia Italia e dall’Istituto d’istruzione secondaria Alcide De Gasperi di Borgo Valsugana, nella Provincia autonoma di Trento, al progetto Vivarium – dal nome della scuola monastica per la quale Cassiodoro compose nel VI secolo il suo manuale enciclopedico – finalizzato a supportare i docenti nell’utilizzo didattico delle piattaforme wiki, inaugurato in via sperimentale presso il Liceo delle scienze umane E.
Gianturco di Potenza e il Liceo scientifico B. Mangino di Pagani, in provincia di Salerno.Recente è anche l’iniziativa di alcuni insegnanti di geografia, che hanno deciso – motivando con molta chiarezza la loro scelta – di collaborare sulla piattaforma Wikibooks alla stesura di un manuale totalmente open della loro disciplina (Geografia OpenBook).Chi volesse avere un quadro più generale dei progetti realizzati e di quelli in rampa di lancio, può dare un’occhiata al Progetto Scuole, che nasce come area di coordinamento per i docenti di tutti i gradi di istruzione che desiderino utilizzare Wikipedia come strumento didattico.
Tutta la città (digitale) ne parla
L’utilizzo di Wikipedia nelle attività didattiche è ormai un argomento molto dibattuto tra gli addetti ai lavori. Un primo, importante momento di confronto fu la conferenza intitolata From Diderot to Wikipedia, an epistemological revolution?, organizzata da Corrado Petrucco (che da diversi anni conduce un laboratorio su Wikipedia presso l’Università di Padova) negli stessi giorni in cui Obama proclamava il National Awareness Month Information Literacy, e dalla quale emerse che lo sviluppo delle competenze digitali crea valore sociale aggiunto e che Wikipedia è un’ottima palestra per addestrare le proprie competenze digitali.Negli ultimi tempi le voci a sostegno dell’utilizzo (critico, ossia maturo e consapevole) di Wikipedia e delle altre piattaforme wiki nelle scuole e nelle università si sono moltiplicate. Antonio Fini ha spiegato come Wikipedia possa essere vista dal mondo della scuola come una gamma di opportunità utili per lo sviluppo di diverse competenze negli allievi. Tim Balck ha scritto che il mondo accademico non dovrebbe prescindere da una risorsa eccezionale quale è Wikipedia. Angela Galloro ha ribadito che Wikipedia per fare i compiti non è il diavolo, anzi. Amanda Ronan ha stilato una breve guida a Wikipedia rivolta ai docenti affinché ne scoprano l’enorme potenziale a fini didattici. Roberto Casati (in un capitolo del suo volume Contro il colonialismo digitale) e Marco Dominici (autore del saggio Il digitale e la scuola italiana) hanno infine spiegato che, in fondo, l’utilizzo di Wikipedia in classe ha a che fare più con la responsabilità e la consapevolezza di docenti e allievi (sufficientemente information literate) che non con la mera tecnologia.
LUIGI CATALANI*
10 dicembre 2015*Bibliotecario, docente, coordinatore regionale di Wikimedia Italia