Verona brinda alla Bottega del vino

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È tutto veronese il salvataggio di uno dei ristoranti più antichi e ricchi di storia del paese. La Bottega del Vino di Verona, un locale le cui radici affondano nel sedicesimo secolo, e che l’estate scorsa aveva chiuso in seguito a una lite fra gli ormai ex titolari, riapre i battenti. Lo hanno acquistato, e salvato, le Famiglie dell’Amarone d’Arte e la Riseria Ferron di Isola della Scala.

Una cordata formata da realtà particolarmente prestigiose del territorio e del made in Italy, che si è riunità nella società “Antica Bottega del vino” per rilevare la storica enoteca di vicolo Scudo di Francia: il 60% della nuova società è dei 12 produttori della Vapolicella che l’anno scorso hanno dato vita alle Famiglie dell’Amarone d’Arte, e il 40% della Riseria Ferron, altra istituzione locale, che da ben cinque generazioni conserva la tradizione della lavorazione del riso nella Pila Vecia del 1650, la più antica d’Italia, funzionante e produttiva ancora oggi.

E così ieri, dopo diversi mesi di chiusura, si è rialzata la saracinesca di un locale che nel corso dei decenni e dei secoli passati è stato luogo di ritrovo di artisti, intellettuali, capi di stato, da Ernest Hemingway all’ex presidente della repubblica Sandro Pertini, ai grandi protagonisti del cinema e dello spettacolo italiano, Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Gino Bramieri.

Il locale è stato ribattezzato con il nome attuale “La Bottega dei vini”, nel 1890 (in città, però, tradizionalmente tutti la chiamano Bottega del Vino), ma la sua storia è più antica, risale al 1500 quando si chiamava “Osteria lo Scudo di Francia”.

In cantina, un vero e proprio tesoro: un cognac del 1830, un Acinatico di Bertani del 1928 (l’anno in cui all’Arena di Verona andava in scena per la prima volta il Rigoletto di Giuseppe Verdi), piuttosto che bottiglie con etichette disegnate da Mirò e da Picasso.

La lista conta 14 mila vini provenienti dai cinque continenti. Il ristorante resterà votato alla tradizionae e all’alta qualità: risotto all’Amarone, brasato all’Amarone, pasta e fasoi, bigoli all’anatra. Acquolina in bocca? Allora pensate che accanto al locale è stato creato un laboratorio di cucina, con gli chef che lavorano i dolci e la pasta fresca. Quando si dice il Made in Italy.

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Scritto da luxu

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