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Verso un nuovo possibile: così è nato il Near Future Education Lab

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Occupy3.0 passa il testimone ad Alice Meniconi, studentessa di ISIA e membro del Near Future Education Lab che ci racconterà le primissime fasi del progetto, da come è nato alla scelta di creare una “fondazione degli studenti”, a come si è strutturato il Lab. Alice ha inoltre un messaggio per voi, ascoltatela!

Il Near Future Education Lab è un gruppo di studenti, professori e ricercatori che vogliono cambiare il futuro dell’educazione: insieme, nel corso dei mesi, siamo arrivati a questa definizione. Ma per comprendere la nascita del nostro progetto, è necessario ripercorrere la storia che ci ha portato fino a qui.

Mi chiamo Alice, sono una studentessa di design della comunicazione dell’ISIA di Firenze. Fra novembre e dicembre 2013 la mia scuola si è trovata ad affrontare una situazione di crisi dovuta ai tagli finanziari e ad un imminente sfratto.

Il rischio di chiusura ci ha portato alla mobilitazione: nel giro poco tempo abbiamo organizzato flash mob, campagne di comunicazione, richieste di ascolto rivolte alle istituzioni (in particolare al Comune, alla Provincia e al Ministero). La storia della nostra azione di protesta è documentata su questo tumblr.

Flashmob alle primarie PD in piazza dei Ciompi a Firenze, aspettando il sindaco Matteo Renzi.

Ho vissuto in prima persona l’intero processo della protesta, ho visto i suoi alti e i suoi bassi, ho davvero sperato che portasse ad una soluzione. Alla fine, però, ho ricevuto la conferma che questo tipo di azioni, per quanto possano essere legittime, spontanee e fondamentali, portano di nuovo al punto di partenza, sempre.

Quando i nostri docenti, Salvatore Iaconesi e Oriana Persico, ci hanno proposto di orientare il corso di Near Future Design verso la reinvenzione del futuro della scuola, ho intravisto la possibilità di superare questa crisi in un modo alternativo.

In classe c’è stata una discussione collettiva perché dovevamo fare un cambio di programma – stavamo infatti già lavorando sul tema del cibo in vista dell’Expo 2015.

Alla fine, come era naturale, ci siamo decisi a lavorare sul near future dell’educazione e devo dire che questa repentina inversione di marcia ha generato molto entusiasmo in classe. Immaginate cosa significava per noi: potevamo essere progettisti e studenti, portare avanti la protesta con strumenti e prospettive completamente nuovi, applicando a qualcosa di concreto e vicinissimo a noi quello che stavamo apprendendo e che avremmo appreso nei mesi a venire. La situazione ideale verrebbe da dire, anche se era in ballo la vita del nostro istituto! Ecco, la storia del Near Future Education Lab inizia da qui.

[1] Definendo gli obiettivi del Lab

Il passo successivo è stato quello di definire gli obiettivi del corso:

– Progettare il Near Future del sistema educativo per spostare la percezione del possibile, e usare questo spostamento in una performance in cui il nuovo possibile diventa vero;

Progettare (e dare vita) a un soggetto giuridico autonomo in grado di attuare il progetto: una Fondazione.

Avevamo bisogno di ottenere una voce in capitolo sul destino della nostra scuola, una voce che potesse esprimersi alla pari di quella degli altri enti pubblici o privati coinvolti. Inizialmente, ci siamo concentrati sulla costituzione di un’associazione, per poi individuare la fondazione come forma giuridica ideale. Questo passaggio è importantissimo per il progetto perchè è proprio grazie alla fondazione che “avremmo cambiato le carte in tavola” e ottenuto una autonomia reale. La fondazione è infatti sia il “contenitore” del progetto, sia lo strumento che ci permetterà di porci da pari a pari rispetto a tutti gli altri attori.

Così, il percorso iniziato con il Lab ci allontanava definitivamente dalla modalità di protesta iniziale e ci portava verso uno spazio nuovo e ancora inesplorato, capace di cambiare le carte in tavola: abbiamo intravisto la possibilità di co-creare il futuro del nostro sistema educativo, trasformandoci in soggetti autonomi. Un futuro collettivo, dove il nostro ruolo di designer ci permette di delineare nuovi scenari che spostano la percezione collettiva di ciò che è considerato possibile, stimolando gli esseri umani ad attivarsi e a prendere parte alla creazione del proprio futuro.

[2] Come ci siamo organizzati

Una volta stabiliti i nostri obiettivi, abbiamo iniziato ad attivarci e a suddividerci in piccoli gruppi di lavoro per realizzare il progetto. Sono state individuate cinque aree di lavoro:

– Il gruppo Future map, all’interno del quale si lavora alla realizzazione di una rappresentazione visuale sul Near Future dell’educazione, sulla base dell’analisi dello stato delle arti e della tecnologica e dell’osservazione etnografica dei rituali emergenti;

– Il gruppo Modelli Organizzativi, il cui obiettivo è quello di individuare e analizzare il possibile modello organizzativo su cui si basa la Fondazione;

– Il gruppo Bandi e Partner, nel quale, da un lato si ricercano i possibili bandi europei adatti all’implementazione del progetto, dall’altro si individuano i soggetti (pubblici o privati) che, per interessi strategici e vocazione, si prestano a divenire potenziali partner Near Future Eduction Lab;

– Il gruppo Community, il cui scopo è l’individuazione delle comunità, dei gruppi e degli opinion leader di riferimento nel mondo dell’educazione;

– Il gruppo Identity, dove ci si occupa della realizzazione della brand identity della Fondazione in tutti i suoi aspetti comunicativi.

La classe al lavoro.

Io mi sono subito unita al gruppo di ricerca dei bandi che, tramite la partecipazione ai progetti europei, ha l’obiettivo di trovare le risorse necessarie per realizzare il progetto e renderci realmente autonomi. Con questo ho percepito la possibilità reale di cambiare le regole del gioco. Nonostante fosse un argomento di cui non sapevo assolutamente niente, ho deciso di confrontarmi con questa sfida, poiché ne ho intravisto le potenzialità. Ho capito che non ero di fronte ad un compito fine a se stesso, ma ad un’occasione concreta, un’occasione che potesse essere utile per crescere ed uscire dalla (mia) comfort zone, afferrando le possibilità là fuori. Un modo per creare qualcosa di nostro, dove si lavora su progetti che veramente vorremmo realizzare. Che possa restare anche a chi verrà dopo di noi, ma che sia anche un punto di riferimento per chi ha già fatto il suo salto oltre il mondo dell’università e adesso rischia di trovarsi a fare qualcosa che non desidera, dopo essere stato sbattuto fuori nel mondo del lavoro senza alcun un passaggio intermedio.

Per me il ruolo della Fondazione era chiarissimo!

[3] Comunicare verso l’esterno

Abbiamo subito capito che questo progetto, per essere reale, doveva essere comunicato all’esterno: non poteva restare nella quattro pareti della nostra aula.

L’assemblea degli studenti del 14 gennaio 2014, biblioteca ISIA, Firenze.

Il primo passo che abbiamo compiuto fuori dalla classe è stato durante l’assemblea degli studenti del 12 gennaio 2014, dove io stessa, assieme ad altri compagni, ho presentato il progetto a tutti gli altri studenti della scuola, cercando di trasmettere il messaggio più importante: il desiderio e la possibilità di assumere un ruolo attivo e trasformarci in soggetti autonomi, capaci di co-creare il futuro della scuola.

È possibile vedere il trailer che riprende le fasi salienti dell’assemblea a questo link.

Mi sono trovata ad affrontare le domande e i dubbi dei presenti, cercando di comunicare il mio entusiasmo e stimolando gli altri a comprendere la necessità di afferrare questa opportunità. Il mio intervento era mirato a far percepire questo cambiamento di prospettiva: allontanarsi dalla sola modelità della protesta (che, giunti a due settimane prima dello sfratto, ci vede in una sede provvisoria e traballante, e senza risposte dal Ministero) per spostarsi verso un’azione organizzata, che ci permettesse di scrivere questo pezzo di storia con le nostre stesse mani.

Con il passare del tempo, risultava evidente che l’idea nata all’interno del piccolo gruppo di persone del corso di Near Future dovesse aprirsi ancora di più verso l’esterno. La questione non riguardava solo noi, ma anche molte altre persone, non solo studenti. Desideravo che tutti noi, nel nostro futuro, potessimo continuare a vivere e non a sopravvivere.

E questa era l’occasione per farlo!

A presto ?

Alice Meniconi – ISIA Firenze, Near Future Education Lab

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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