È il materiale più antico del mondo, i primi reperti in vetro risalgono addirittura al Neolitico: una garanzia di sicurezza targata millenni e ancora all’avanguardia. Uno schiaffo alla modernità. L’industria europea si è data il traguardo di toccare entro 10 anni il 90% di tasso medio di raccolta destinata al riciclo del vetro, per far sì che si autoriproduca, senza toccare più nemmeno cave e arenili. Nella nostra industria il tasso è del 76,3%: oltre la quota richiesta dalla legge italiana (66%) ed Ue (75% entro il 2030). Un settore che impiega circa 18.700 lavoratori e fattura 3,5 miliardi di euro: la metà della carta, con cui condivide il ruolo di campione milleusi dell’economia circolare. Il vetro è l’elemento che si scarta con più facilità e solleva meno dubbi al momento di separare la spazzatura: si sciacqua facilmente e va sempre da solo.
Grazie al sistema di raccolta differenziata può essere recuperato e reimmesso in ciclo infinite volte.
Vetro, tra ciclo e riciclo
I mercati che lo adoperano non si contano, non c’è praticamente business che non vi si rivolga. Ce ne rendiamo conto scorrendo le distinte sezioni in cui sono raggruppate le imprese di Assovetro, fra trasformazioni e seconde lavorazioni: il vetro piano (per edilizia e trasporti), quello cavo (bottiglie, bicchieri, vasi, flaconi, casalinghi), lane per isolamento, filati per rinforzi, cristalli in serie o lavorati a mano.
Se ne serve la medicina (occhiali, siringhe, contenitori e componenti di impianti di cura e diagnostica), l’architettura (porte, finestre, facciate e partizioni). E ancora meccanica, arredamento, ferramenta, gioielleria e arte: dai mosaici dei maestri friulani, alle murrine di Murano, ai calici di Boemia. L’Area Studi Mediobanca attribuisce flessioni da Covid molto più limitate a cartario (-7%) e vetro (-5%) rispetto a big in “crisi prima della crisi” come editoria (-34%), tlc (-25%), immobiliare (-22%) ed edilizia (-20%). Nonostante tutto quest’ultima, grazie alle detrazioni fiscali, assorbe circa il 65% delle vendite del vetro, per un valore aggregato di 545 milioni.
Un quadro dunque non così pesante, confrontato al calo a doppia cifra previsto nella fase acuta dell’emergenza: la pandemia ne ha arrestato la crescita, che procedeva costante, ma non l’ha stroncata e nel 2021 è atteso il rimbalzo.
Naturalmente in assenza di seconde ondate epidemiche e di shock sui mercati finanziari, in un contesto cioè di completa riapertura delle attività economiche. In questo caso gli indicatori dovrebbero riallinearsi su valori pre virus e la marginalità attestarsi sul 5%. Legato a così tanti comparti, è impossibile che il vetro fallisca. Quando verranno finalmente installate in maniera capillare le centrali per il suo riutilizzo, grazie alla rigenerazione energetica la produzione sarà in pratica a costo zero e a zero sprechi.
In Italia gli investimenti in tecnologie e innovazione sono cresciuti del 44% e l’uso delle rinnovabili ha superato il 26% del fabbisogno. Pure i consumi idrici si sono ridotti, grazie all’adozione sistemi a ciclo chiuso mirati alla riduzione delle perdite e al reimpiego delle acque di raffreddamento e pulizia. Il futuro va in questa direzione. Secondo un report del think tank londinese Ember eolico, solare, idroelettrico, biomasse e biocarburanti hanno prodotto il 40% dell’elettricità dell’Unione europea nella prima metà dell’anno, superando per la prima volta gas e carbone, fermi al 34%. Il sorpasso delle energie rinnovabili sulle fossili è avvenuto nei Paesi più attenti alle fonti verdi: Germania al primo posto, seguita da Austria e Svezia; spicca il Portogallo con un -95%, Spagna -54%, Italia -25%.
Del vetro non si butta via niente, e dove c’è odore di nuovo c’è startup. Con i suoi scarti la ciociara Reco2 ci fa i pavimenti già dal 2018. A fibre di vetro, che li rendono più leggeri e durevoli del metallo, l’emiliana Playwood ha affidato i connettori con cui sta rivoluzionando l’assemblaggio dei mobili. Il premio Corepla 2019 è andato all’idea di quattro ragazzi molisani per creare, da polvere di vetro e Pet, un materiale inedito: l’anaktite, ideale per laminati e rivestimenti. L‘Ice-Italian Trade & Investment Agency ha creato una Startup Area specifica lo scorso ottobre, ai padiglioni della Fiera di Rho, in occasione della 21esima edizione di Vitrum, tra le più importanti biennali del settore al mondo. C’è vetro e vetro. I fisici dell’Università di Trento ne stanno studiando uno particolare, ultra resistente, costituito da micro palline. I vantaggi hanno tutti il segno meno: anidride carbonica in atmosfera, acqua consumata, costi energetici. Le tecnologie 4.0, sostenute da fonti alternative e applicate a materie prime vergini come sabbia e soda, possono rappresentare il nuovo elisir di lunga vita del vetro, predestinato all’eterna giovinezza.