Viaggiabile, il volontariato sconfigge la “morte del prossimo”

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Capita spesso di fronte al dolore degli altri di sentirsi impotenti, inutili. Quando ci troviamo di fronte a un malato terminale, a un paraplegico, oppure di fronte a un lutto l’unica cosa che siamo in grado di fare è manifestare la solidarietà e la vicinanza con un abbraccio, un sorriso, una pacca sulla spalla. Poi segue il silenzio, a volte l’imbarazzo… le nostre faccende quotidiane ci riportano alla nostra routine e si alza un muro invisibile. Quel muro spesso ci aiuta a non farci domande, a non sentirci in colpa o in dovere di fare di più per il nostro prossimo… mentre dall’altra parte del muro della nostra indifferenza al nostro prossimo in difficoltà resta il compito coraggioso e amaro di vivere nonostante tutto: nonostante le barriere architettoniche, nonostante una malattia invalidante, nonostante la solitudine, nonostante il dolore, nonostante l’indifferenza, nonostante le difficoltà economiche.

LA FASE STORICA DELL’INDIVIDUALISMO

Zoja ha definito questa fase storica di individualismo e egoismo “la morte del prossimo”, saggio del 2009. Lo psicoanalista Luigi Zoja riconosce che, lungi dall’aver prodotto libertà, la cultura contemporanea secolarizzata è all’origine di una doppia perdita: «Dopo la morte di Dio, la morte del prossimo è la scomparsa della seconda relazione fondamentale dell’uomo». Venendo meno, in nome di una libertà che si vuole assoluta, il senso della ‘figliolanza’, anche il senso della fraternità decade.

L’io assoluto genera una distanza tra sé e l’altro; uno schermo protettivo che porta a vedere l’altro come un ostacolo o uno strumento alla propria autorealizzazione

In nome di un’assolutizzazione dell’autonomia, che svaluta il legame, la gratitudine, l’interdipendenza, e di un malinteso senso di individualità (dato che ‘individuo’ significa originariamente ‘indiviso’, e non ‘separato dagli altri’).

Ai vertici delle società a parere di Zoja troviamo molto spesso psicopatici amorali, non è un problema di comunicazione, è un problema di distanza! L’io assoluto genera una distanza tra sé e l’altro; uno schermo protettivo che porta a vedere l’altro come un ostacolo o uno strumento alla propria autorealizzazione; una perdita di prossimità, che è anche, come giustamente suggerisce Zoja, una perdita di com-passione cui si accompagna uno svuotamento dell’etica. Il contatto fisico con l’altro è infatti una delle condizioni dell’etica, dato che «il senso etico naturale può corrispondere a una percezione addirittura tattile di bene o male fatto a un vicino, la cui gioia o sofferenza si avverte immediatamente» (p. 21).

A tal proposito Zoja invita al recupero del contatto con le mani, che sempre più spesso sono sganciate dalla mente nelle azioni di comunicazione.

Avvertendo grazie al contatto il timore, l’affidamento, la tensione, la rigidità, il ritrarsi dell’altro possiamo riuscire a capire come agire bene nei suoi confronti: è una prassi comune e un criterio tacito che ogni genitore, per esempio, esercita quotidianamente coi propri figli.

Si dice che di solito quando la malattia invalidante irrompe in una famiglia è tutta la famiglia che si ammala.

Un p0′ è vero: i genitori si ritrovano ad assistere i figli malati, o viceversa i figli curano i genitori malati. Esistono malattie insidiose che non fanno sconti a nessuno… la sclerosi multipla ad esempio, l’alzheimer. Quando arrivano arrivano e non c’entra l’età. I familiari più vicini spesso si incaricano di tutte quelle azioni che il malato non è più in grado di svolgere da solo. Molte volte il dolore è qualcosa di fortemente riservato e il disagio si contiene e gestisce in un contesto fortemente domestico, i parenti prossimi si occupano della persona malata: di vestirla, di farla uscire e i viaggi diventano sempre più rari, cosi come le occasioni di socializzazione con persone nuove.

VIAGGIABILE, DISABILITA’ E SENSIBILITA’

Eppure in Puglia la sensibilità sul tema della disabilità è molto diffusa. Per la prima volta una legge regionale istituisce una spiaggia dedicata e senza barriere per i malati di sclerosi multipla. Anche in Calabria con una simpatica iniziativa di crowdfunding è nato un parco giochi per bambini disabili a barriere zero. Nel corso dell’ultima edizione della notte della Taranta di Melpignano ho accompagnato al festival i volontari di ViaggiAbile, un nuovo rivoluzionario progetto che affronta la disabilità da un’altra prospettiva a cura della cooperativa L’integrazione. Ce lo spiega la fondatrice, Veronica Calamò: “La cooperativa sociale onlus L’integrazione nasce nel 2009, sulla base di un’esperienza decennale di associazioni di volontariato, per l’abbattimento delle barriere culturali che dividono ancora oggi la nostra società in classi distinte per condizione sociale e fisica. Il suo impegno ho lo scopo di occuparsi delle persone con disabilità attraverso una serie di attività integrate fra le diverse abilità presenti nella nostra società”.

Per realizzare ciò è stato necessario svolgere un grande lavoro di sensibilizzazione delle persone comuni che, grazie al loro apporto di esperienze e professionalità hanno contribuito all’avvio di un programma di integrazione sociale con l’obiettivo di raggiungere un livello di pensiero che si prefigga l’inclusione sociale e non solo l’integrazione. “Attraverso i propri servizi L’integrazione si propone, inoltre, di fornire assistenza e servizi di trasporto ai privati cittadini ad alle Amministrazioni Pubbliche. La promozione delle attività e delle iniziative di utilità sociale scaturiscono da un modello di collaborazione fra coloro che vivono direttamente il problema della disabilità in prima persona, i familiari ed il contesto sociale che li circonda. Questa miscela di esperienze e professionalità ci consente di affrontare da più punti di vista le questioni dell’inclusione sociale, attraverso l’analisi preventiva delle esigenze, la loro trasformazione in bisogno per poi arrivare alla proposta di soluzione condivisa. La cooperativa cerca di dare una risposta alle persone con difficoltà di spostamento, al fine di potersi muovere autonomamente, facilitando lo scambio dei rapporti personali e l’inclusione nell’ambiente sociale”.

I SETTORI INTERESSATI

I punti sui quali si sta intervenendo, sono inseriti in un approfondimento del quadro complessivo di risposta ai bisogni della cittadinanza e quindi qualificabili in alcuni settori:

  • Turismo (soggiorni estivi)
  • Inserimento lavorativo
  • Tempo libero

“A questo proposito è stato pensato, costruito e realizzato il progetto “ViaggiAbile-L’assistenza che rende libera l’esperienza”, nato dall’esigenza di trovare organismi in grado di mettere al servizio del settore sociale, la propria competenza e progettualità. Lo scopo è quello di promuovere attività socialmente utili, promuovere la crescita e la maturità culturale e sociale attraverso proposte ed iniziative turistiche che prevedono una serie di itinerari in treno, pullman ed aereo. Alcuni di eventi realizzati fino ad oggi hanno riguardato la partecipazione a concerti, feste di tradizione popolari, gite in catamarano, in montagna e tanti altri ancora.

Lo staff di ViaggiAbile, composto da diverse professionalità, si propone di perseguire con passione e spirito di condivisione progetti che mirano ad esaudire i bisogni e i desideri dei giovani disabili che vogliono vivere al pari dei loro coetanei tutte le esperienze fondamentali per la propria crescita.

Con viaggiAbile i disabili escono alla volta di un concerto, di una fiera o di un festival con o anche senza i familiari in compagnia dei volontari allo scopo di divertirsi, di mescolarsi tra la gente, persino di danzare. L’iniziativa va oltre il semplice accompagnamento e riscopre il profondo senso dello stare insieme, dell’amicizia, della gioia di vivere”.

QUELLA NOTTE DELLA TARANTA A MELPIGNANO

Ci tenevo a raccontare questa storia e a farla conoscere a voi tutti tramite Chefuturo per averla vissuta profondamente dal vivo tempo fa, quando su invito di una delle attivitste di ViaggiAbile, Lara Mastrogiovanni, ho accompagnato i ragazzi all’anteprima della notte della taranta di Melpignano. Nel corso della Notte della Taranta i volontari infatti dialogavano con i disabili in mezzo alla gente alla pari e ballavano e cantavano insieme a loro. Felici di essere, felici insieme. I momenti migliori sono arrivati nel clou della serata, quando il ritmo antico della pizzica ha pervaso tutti e insieme i partecipanti si sono stretti in un grande abbraccio, che era una danza ma anche un inno alla vita senza diversità, ma tutti insieme nel nostro essere umani. Persino io – che sono abbastanza timida e composta – mi sono lasciata andare a un ballo prendendo per mano un ragazzo dolcissimo del gruppo, felice di essere lì, di dare una mano anzi meglio di partecipare a un momento collettivo di felicità e di svago all’insegna delle note salentine.

NON CONFINATE LA DISABILITA’ IN UN’AREA

Per questo dovrebbero essere bandite tutte quelle organizzazioni miopi che ingiustamente o per comodità confinano i disabili in occasione di un concerto in un’area apposita, in un palchetto lontano dagli sguardi delle altre persone… Zoja che con “la morte del prossimo” ci invita a tornare a vivere con coraggio, in contatto con il prossimo, ci invita a fare un lavoro su noi stessi, ciò che in linguaggio junghiano si chiama “individuazione”», ossia un processo di crescita in cui l’individuo si differenzia dal suo gruppo e si costruisce poi una propria identità. Dopo il fallimento delle grandi idee è tempo delle utopie minimaliste: “Guardarsi dentro e agire in modo più cosciente, giusto, compassionevole”. Lavorando su noi stessi saremo in grado di lavorare meglio in armonia con gli altri. Tutto il futuro dipenderà dalla capacità di chi è già al vertice di cogliere queste necessità e risolvere vecchi e nuovi problemi con un nuovo spirito, ma dipenderà anche dai semplici cittadini, dai giovani studenti, dal volontariato, dai neolaureati, dai trentenni che guardano la politica con distacco e da quelli che vorrebbero partecipare alle sorti del Paese, da quelli che al momento stanno a guardare ma sarebbero pronti a spendersi in prima persona ognuno per le sue doti e i suoi doni.

FILOMENA TUCCI

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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