Venerdì scorso, per una strana ed assolutamente inaspettata coincidenza, mi sono fatto un bellissimo viaggio sul Frecciarossa 1000. Per giunta partendo dall’Expo2015, quasi un segno del destino a voler sottolineare una passeggiata non solo metaforica nel futuro. Sapevo che un paio di esemplari erano stati messi in circolazione ma ero convinto che con la mia solita fortuna avrei atteso mesi prima di salirci sopra. Ed invece me lo sono trovato davanti sul binario ed il bambino 55enne appassionato di trenini che custodisce gelosamente locomotive, vagoni e binari in vecchie scatole da scarpe ha gioito felice.
Il nuovo treno Frecciarossa 1000 (foto: bertonedesign.it)
Che dire: è un treno davvero bello, in tutte le classi di servizio. E’ silenzioso e molto più “morbido” e comodo del Frecciarossa tradizionale.
Ha poi una capacità di accelerazione incredibile: anche se fino a dicembre non potrà superare i 300 km/h, in realtà questo limite viene raggiunto molto più agevolmente dal nuovo treno. In termini automobilistici, direi che ha una ripresa davvero eccezionale.
E qui finisce la parte entusiastica del racconto perché non appena mi sono sprofondato nella comoda poltrona ed ho cercato di connettermi alla WiFi… il salto nel futuro era finito.
Tutto come prima, dato che questa bellezza usa la stessa tecnologia ed infrastruttura del vecchio Frecciarossa.
Possiamo essere davvero fieri del Frecciarossa 1000: veloce e con una linea moderna senza quelle esagerazioni alla “Star Wars” dei bullet train giapponesi o cinesi. E’ un vanto della tecnologia italiana elettro-meccanica ed elettronica, nel senso migliore del termine perché è frutto della capacità di collaborazione di più aziende che non sono italiane nella proprietà ma lo sono nel know-how e nelle maestranze.
E possiamo essere orgogliosi anche della infrastruttura ferroviaria sulla quale corre, anche questa fatta da ingegneri italiani superando ostacoli naturali tutt’altro che banali.
Facile fare correre i treni nelle pianure dell’Europa centrale, molto meno quando devi scavalcare gli Appennini, resistendo ai terremoti e senza rovinare i nostri meravigliosi paesaggi.
Proprio per questo siamo bravi a fare cose nuove e belle: abbiamo inventato un treno che si piegava in curva per andare più veloce ed ora siamo capaci di fare treni che possono raggiungere i 400 km/h in tutta sicurezza e comodità. Così come siamo bravi a costruire aerei velocissimi e navi incredibilmente grandi e belle, e finanche una terrazza panoramica per la Stazione Spaziale Internazionale.
Eppure quando si passa dalle ferrovie e autostrade al mondo del digitale, anche solo per consentire una semplice, decente ed affidabile connettività WiFi su un treno, tutto questo viene meno.
E non certamente per mancanza di competenze o professionalità nel nostro Paese. L’Italia è piena di ingegneri e tecnologi bravissimi nelle telecomunicazioni e nell’informatica e ci sono aziende italiane che fanno cose incredibili in questi settori. Per non parlare delle decine di startup che sempre nel digitale ogni giorno creano servizi, tecnologie ed applicazioni.
Il problema è che quando si parla di infrastrutture “classiche” il Paese ci crede e fa sistema per fare cose bellissime ed utilissime, trovando le risorse economiche necessarie mentre quando si tratta di fare cose nel dominio del digitale, ci fermiamo.
Come se Internet, i servizi e le applicazioni fossero un di più del quale si possa fare a meno.
Non a caso solo adesso abbiamo un piano per la banda ultralarga, ben ultimi tra i paesi più evoluti. E così condanniamo le imprese e i cittadini ad usare poco e male Internet e le persone che viaggiano su e giù per l’Italia a non lavorare o a non comunicare. Solo perché non ci è venuto in mente che oggi andare in treno senza un accesso decente ad Internet è fare davvero un salto indietro nel tempo.
Corriamo a 400 all’ora, ma verso il passato.