A luglio sono stata negli USA per due settimane per wikicose, tra cui Wikimania 2012, la nostra convention mondiale. Quest’anno eravamo tantissimi: 1400 persone da 88 paesi diversi, una moltitudine di esperienze ed interessi.
Quando sono rientrata in Italia l’unica cosa di cui hanno parlato i giornali è stato il vestito di Kate Middleton, citato da Jimmy Wales, il nostro fondatore, durante il suo keynote: io c’ero, eppure delle tante cose che ha detto Jimmy del vestito proprio non mi ricordo. Forse perché l’ha citato mentre parlava del numero sempre piccolissimo di donne che collaborano ai nostri progetti e io mi sono persa riflettendo su questo immenso problema.
Sono più di nove anni che faccio parte del mondo Wikimedia e fin dalla prima volta che ci siamo guardati e studiati come community è apparso subito chiaramente che le fanciulle erano pochine: attorno al 15% dicevano i dati di una volta, ferme al 9% dicono gli ultimi dati.
E il dato è sostanzialmente identico per tutte le versioni di Wikipedia. Io sono evidentemente l’ultima persona che può trovare una risposta: sono una donna, partecipo da tantissimo tempo, non mi sono mai sentita discriminata. Ma se penso alle donne che scrivono su Wikipedia, mi vengono unicamente in mente quelle che ho conosciuto sul sito. Per tutte le altre, so che la usano ma non mi risulta che scrivano.
La questione è stata chiaramente discussa in lungo e in largo: le donne non ci sono perché l’interfaccia è brutta, perché è difficile, perché l’ambiente è troppo aggressivo.
Le donne per proteggersi non dichiarano di essere donne.. sono solo alcune delle risposte più comuni. Vi convincono? A me non troppo. Mi convince di più sapere che non è un problema solo di Wikimedia, ma più in generale del mondo della cultura libera, del free software e che affligge anche la Silicon Valley.
Lo raccontava Sue Gardner, l’esecutive director di Wikimedia Foundation, provando a reinterpretare i suggerimenti di “Unlocking the Clubhouse“: le donne vanno volute, cercate e accudite, perché l’ambiente è per cultura, formazione e abitudine fin troppo respingente.
Per Wikipedia, un progetto che punta a fornire le informazioni in maniera più completa e imparziale possibile, la mancanza di donne è un grosso problema: cambia il modo in cui vengono presentate le informazioni, manca un punto di vista, cambiano perfino le informazioni presenti. Non ci credete? Né l’edizione in italiano né l’edizione in inglese hanno una voce dedicata ad una delle borse più famose della storia, la Kelly (in italiano viene citata come “curiosità” nella voce dedicata a Grace Kelly, mentre in inglese compare in un inciso nella voce dedicata a Hermès).
L’esempio non è scelto a caso: dalla Svezia mi raccontano che stanno preparando un progetto dedicato al fashion per coinvolgere più donne a scrivere su Wikipedia. Auguro loro con tutto il cuore di avere successo. Voi vi sentireste più invogliate a partecipare? Intanto in Italia da una costola delle GGD, Girl Geek Dinners un gruppo che si occupa con successo di donne e tecnologie da ormai diverso tempo, nasce un progetto lampo “Smart Women – Bringing Digital Culture Across Italy” che punta a provare a ridisegnare la cultura high-tech e modellarla sulle donne: un tour di una settimana per contribuire alla diffusione della cultura digitale in Italia. Troppo lampo? Si può sempre replicare.
Alla domanda “Perché donne?” le organizzatrici rispondono che “in Italia si parla spesso di digitale, ma le donne sono spesso escluse dal dibattito”. E, soprattutto, che loro nelle donne vedono un’attitudine che troppo spesso dimentichiamo: “le donne sono multitasking in maniera speculare alla Rete, che è multitools“. E se ancora avete un attimo da dedicarmi, rileggete Ilaria Capua, poi venite a scrivere una voce su Wikipedia.