WomenX Impact Summit, Lara Joannides: “Donne, non abbiate paura di far sentire la vostra voce”

Intervista a Lara Joannides, giornalista della BBC e speaker del WomenX Impact, l'evento che mette al centro l'empowerment femminile.

Lara Joannides BBC

Parità di genere ed empowerment femminile: sono questi i temi al centro di WomenX Impact Summit, l’evento organizzato da Eleonora Rocca che si terrà il prossimo 30 settembre e 1 ottobre al FICO Eataly World di Bologna. Tra i 75 speaker ci sarà anche Lara Joannides, giornalista della BBC con oltre 10 anni di esperienza e vincitrice del 50:50 The Equality Project dal 2019 al 2021.

Intervista a Lara Joannides

Nel corso della tua carriera hai mai dovuto affrontare sfide in quanto donna?

Sono stata molto fortunata a crescere in una famiglia ricca di donne forti. Mia madre è indipendente e ha cresciuto me e mia sorella insegnandoci a credere in noi stesse e a pretendere di essere trattate al pari dei maschi. Certo, nel “mondo reale” non è sempre così ed è stata una lezione difficile da imparare. Non penso di essere mai stata vittima di discriminazione – più o meno palese – nel corso della mia carriera e sono ben consapevole dei miei privilegi in quanto donna bianca londinese con una buona educazione, ma come giovane giornalista sapevo bene di dover lavorare più duramente degli uomini attorno a me per ottenere lo stesso riconoscimento. Ho visto le mie colleghe donne fare lo stesso. C’è una cosa che mi spinge a fare quello che faccio: assicurarmi che le future generazioni di donne e giornaliste che appartengono a una minoranza no debbano vivere la stessa esperienza.

Come hai superato queste difficoltà?

Ho sempre avuto un senso della giustizia molto forte, penso di essere diventata giornalista proprio per questo. Stare ferma a guardare e lasciare che accada qualcosa che reputo ingiusto non fa parte della mia natura. Ma c’è voluto del tempo perchè mi sentissi abbastanza sicura di me da affrontare questi problemi. All’inizio non sapevo con chi condividere le mie preoccupazioni o come sollevare certi problemi senza sembrare semplicemente viziata o arrogante. Ma col passare del tempo ho ricoperto diversi ruoli e ho acquisito esperienze, ho costruito una rete di supporto, ho incontrato amici e colleghi formidabili lungo la strada, ho capito che è importante mettere in discussione situazioni che reputi ingiuste, anche se fa paura. È solo attirando l’attenzione su un problema e dando inizio a una discussione che puoi iniziare a pensare a come risolverlo. Senza contare che lo dobbiamo a così tante donne (ma anche a uomini “alleati”) che sono venute prima di noi e che hanno iniziato queste discussioni quando era ancora più difficile farlo. Hanno reso molto più semplice per noi parlare apertamente di discriminazione oggi e abbiamo il dovere di mostrarci all’altezza.

Chi è il tuo modello, la donna (o le donne) che ammiri e/o che ti hanno aiutato nella tua carriera?

Ammiro e rispetto moltissimo Carrie Gracie. Oltre a essere una giornalista incredibilemente talentuosa, ha fatto così tanto per le donne battendosi per un’equa ricompensa tra uomini e donne. Non dev’essere stato facile ma lo ha fatto proprio per permettere ad altre donne di non dover affrontare la stessa battaglia.

Qual è stato il tuo più grande successo?

Senza dubbio, il mio lavoro per il 50:50 The Equality Project è il momento più gratificante della mia carriera fino ad ora. Sono incredibilemte orgogliosa dei traguardi che ho raggiunto con questo progetto, guidando più di 600 team attraverso uno degli anni più duri che molti di noi hanno mai dovuto affrontare e, nonostante questo, facendo enormi passi avanti nella rappresentazione delle donne nei contenuti della BBC. Sono diventata giornalista perché volevo avere un impatto positivo sul mondo. Quando ho visto che il numero di programmi che hanno raggiunto la parità di genere è raddoppiato da quando hanno aderito al progetto 50:50, è stato incredibilmente incoraggiante vedere l’impatto del mio operato. È stato anche un immenso onore guidare l’espansione del progetto che include la rappresentazione della disabilità e della diversità etnica e non vedo l’ora di vedere la differenza che possiamo fare.

Senti la pressione di scegliere, prima o poi, tra le ambizioni lavorative e la famiglia?

No, ma credo che questo dipenda dal fatto di essere stata educata ad avere una mia opinione e a non avere paura di esprimerla. La famiglia di mia madre è di origine italiana e ognuno di loro ama esprimere la propria opinione, spesso gli incontri di famiglia finiscono in dibattiti appassionati e questo mi ha insegnato a difendere quello in cui credo. Spesso si crede che una volta raggiunta una certa età arriva il momento di “sistemarsi” e mettere su famiglia, ma sono fermamente convinta che ognuno dovrebbe essere in grado di scegliere il proprio percorso.

Penso, tuttavia, che le donne che scelgono di avere una famiglia non abbiano abbastanza supporto. Il fardello della cura dei figli pesa, senza alcun dubbio, ancora sulle donne e le difficoltà nel rientro a lavoro dopo la maternità hanno un enorme impatto sul cammino verso la parità di genere sul posto di lavoro.

Se potessi dare un consiglio alle giovani donne che vogliono seguire le tue orme, quale sarebbe?

Non avere paura di dire quello che pensi, sia che si tratti di mettere in discussione ciò che non ti sembra giusto che pretenere riconoscimento per il tuo lavoro che assicurarti che le tue capacità e il tuo talento siano riconosciuti. Fai sentire la tua voce e aiuta gli altri ad alzare la loro. Abbiamo fatto molta strada, ma dobbiamo arrivare ancora più lontano e solo insieme possiamo fare progressi.

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Scritto da Redazione Think

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