Operativa dal 2015, Workinvoice è il primo mercato online in Italia di invoice trading, il canale alternativo per l’anticipo fatture, che mette in contatto diretto risorse finanziarie e settore produttivo. Dopo soli 3 anni il valore totale delle fatture scambiate sulla piattaforma ha superato i 200 milioni di euro. Matteo Tarroni, Founder e CEO racconta a Think in che modo Workinvoice sostiene le imprese italiane.
Come funziona Workinvoice?
Workinvoice è il primo mercato che ha portato in Italia una modalità online per incassare subito fatture commerciali appena emesse, al di fuori del classico circuito bancario. È nato pensando di offrire una soluzione semplice alle imprese che hanno bisogno di gestire meglio il capitale circolante, permettendo loro di incassare subito i crediti commerciali ed ottenere liquidità immediata.
In concreto, le aziende trasmettono online sulla nostra piattaforma le loro fatture che sempre online sono acquistate da investitori istituzionali, in maniera rapida, flessibile e trasparente. Non è richiesto un volume minimo ed è l’azienda a decidere sia quante e quali fatture cedere, sia il prezzo minimo.
Le fatture vengono cedute pro soluto, ovvero l’acquirente si assume in carico l’onere del pagamento ed in questo modo l’azienda non solo incassa subito ma si protegge anche dal rischio di mancato pagamento.
In che modo Workinvoice ha rivoluzionato il mercato di riferimento?
Quando abbiamo fondato Workinvoice, l’invoice trading in Italia era ancora uno strumento sconosciuto ai più, per questo ci siamo resi conto fin da subito che il nostro mercato di riferimento era enorme ma poco sfruttato.
Gli strumenti prevalentemente utilizzati erano due: l’anticipo fatture bancario e il factoring, che condividono con l’invoice trading la regola base che le fatture anticipabili non debbano essere scadute, ma presentano maggiori svantaggi e vincoli.
Nel caso dell’anticipo i costi infatti spesso non sono trasparenti, mentre il limite del factoring è la rigidità dei contratti oltre al prevedere la segnalazione nella Centrale Rischi. Proprio per colmare questo importante gap, è nato l’invoice trading, che grazie alla sua flessibilità e trasparenza si adatta molto di più alle necessità delle PMI.
È infatti uno strumento flessibile, perché offre la possibilità di cedere anche una singola fattura senza firmare contratti pluriennali. È uno strumento che abbatte il rischio di mancato pagamento, grazie alla clausola pro-soluto con cui il rischio di insolvenza del cliente viene trasferito all’acquirente; e che facilita la concessione di altri finanziamenti bancari non incidendo sulla Centrale Rischi.
Si tratta, infine, di un percorso rapido: pochi giorni per registrarsi e presentare le fatture vendibili, e la liquidità arriva sul conto dell’impresa nel giro di 48 ore. E, ultimo ma non meno importante, assolutamente trasparente, in quanto i costi sono visibili sulla piattaforma (in modo che il cliente possa assicurarsi in qualunque momento del costo finale prima di cedere la fattura) ed effetto di una contrattazione tra venditore e compratore.
Quanto in Italia le imprese hanno bisogno di liquidità?
Moltissimo se si pensa alle PMI e per varie ragioni. La prima è che l’Italia è da sempre il Paese europeo con i peggiori ritardi nei pagamenti tra imprese (situazione che si è ulteriormente aggravata nel 2020, a causa della crisi economica che stiamo vivendo dovuta al recente lockdown.)
A questo proposito, a marzo abbiamo realizzato, insieme a CRIBIS, il primo Osservatorio sul Working Capital su un campione di 84 mila PMI con fatturato tra 2 e 50 milioni di euro: secondo le nostre stime, ipotizzando un peggioramento dei tempi di pagamento fino a 20 giorni dei tempi di incasso su 190 miliardi di euro di crediti commerciali e di 10 giorni su 152 miliardi di euro di debiti verso fornitori, il fabbisogno finanziario delle PMI determina un impegno di 18,6 miliardi da coprire.
Il secondo motivo è che la liquidità è molto abbondante nelle grandi imprese e in una parte delle medie, mentre è molto scarsa nelle micro e piccole imprese. Infine il sistema bancario dal 2011 a oggi ha ridotto i finanziamenti alle imprese di oltre 250 miliardi.
Quanto la tecnologia vi supporta nel processo di vendita delle fatture?
La tecnologia, che oggi facilmente è a disposizione anche delle startup, fa la differenza per due motivi: il primo è che abbassa enormemente i costi (che, sostanzialmente, sono imputabili solo allo sviluppo software) e la soglia di accesso per offrire servizi digitali.
Il secondo, forse ancora più importante, è che consente di realizzare processi interamente digitali con la velocità e la semplicità di utilizzo che i clienti si attendono dai fornitori, ma che non hanno mai trovato nelle procedure bancarie. Questo, fino a pochi mesi fa, sembrava un ragionamento teorico ma i vincoli imposti durante il lockdown hanno dato ampia dimostrazione di quanto avere o non avere a disposizione strumenti digitali faccia davvero la differenza nell’erogazione di qualunque servizio.
Come altro si può per dare liquidità alle imprese?
Durante questi mesi di emergenza, abbiamo spesso sottolineato quanto sia fondamentale, da parte delle imprese, imparare a gestire al meglio il proprio capitale circolante, pianificando attentamente la migliore strategia per il futuro: la prima cosa da fare è analizzare attentamente la propria azienda, i clienti, i fornitori e i processi che li legano. Poi comprendere dove si annidano i rischi e valutare scenari per minimizzarli, individuare gli strumenti a disposizione per affrontare il problema e gestire al meglio la propria liquidità.
Un aspetto fondamentale da tenere presente è il valore strategico della propria filiera produttiva. Spesso infatti, durante i periodi di recessione, si commette l’errore di concentrarsi solo sulla propria azienda, mettendo in difficoltà i fornitori ad esempio ritardando molto i pagamenti. In realtà è molto importante tutelarne la salute, perché da essa dipende, necessariamente, anche la propria.
Per farlo, il nostro consiglio è quello, da un lato, di impegnarsi a pagare le fatture regolarmente alla scadenza, ma dall’altra di eliminare le clausole contrattuali che impediscono la cessione del credito, proprio per consentire a chi ne avesse necessità di cedere e trasformare crediti in liquidità. Lo si è detto spesso per la Pubblica Amministrazione ma è altrettanto valido tra imprese private.